Morti in corsia a Saronno: 18 nuovi casi sospetti, possibili vittime del "protocollo Cazzaniga"

Morti in corsia a Saronno: 18 nuovi casi sospetti, possibili vittime del "protocollo Cazzaniga"
di Claudia Guasco
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Martedì 12 Dicembre 2017, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 20:10

MILANO Potrebbero salire a ventisette i casi di morti sospette all’ospedale di Saronno, in provincia di Varese, secondo il nuovo troncone di indagini della procura di Busto Arsizio (Varese) sull’operato dell’ex vice primario del pronto soccorso e anestesista Leonardo Cazzaniga. Diciotto i nuovi casi di decessi «sottoposti all’esame dei consulenti» come confermato dal procuratore della Repubblica di Busto, Gianluigi Fontana, nell’ambito del terzo troncone dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, e che riguarda altrettanti pazienti, trattati antecedentemente il 2013 da Cazzaniga. Il medico è in carcere da oltre un anno con l’accusa di aver volontariamente provocato la morte di nove pazienti del nosocomio del varesotto attraverso la somministrazione di alte dosi di farmaci anestetici e, in concorso con l’amante infermiera Laura Taroni, anche delle morti di suo marito Massimo Guerra, di sua madre Maria Rita Clerici e del suocero della donna, Luciano Guerra.

IL PROTOCOLLO
La procura sta lavorando, il fascicolo è nelle mani di Fontana e del pm Maria Cristina Ria, per risalire alle terapie somministrate anche a quei pazienti da Cazzaniga, noto in ospedale per il suo «protocollo», come lui stesso lo chiamava, ovvero un cocktail di anestetici in quantitativi potenziante letali. I consulenti dei pm termineranno l’esame tra la fine del mese e l’inizio del nuovo anno e riferiranno se sono emersi altri casi di decessi dubbi. L’ordinanza di custodia cautelare che il 29 novembre di un anno fa portò dietro le sbarre Cazzaniga e la sua amante Laura Taroni, infermiera nello stesso reparto, addebitava al medico quattro morti di malati ricoverati in ospedale e alla coppia l’omicidio del marito della donna, Massimo Guerra. L’avviso di conclusione indagine ha attribuito al medico altri cinque decessi di pazienti in corsia, che sarebbero stati provocati da trattamento farmacologico del «protocollo Cazzaniga». I nuovi casi sarebbero avvenuti tra il 4 gennaio 2011 (giorno in cui muoiono Pierfrancesco Leone Ferrazzi, un malato oncologico, e Giacomo Borghi, un anziano di 88 anni) e il 18 aprile 2013. L’aiuto primario è accusato di avere provocato i cinque esiti letali somministrando per via endovenosa e in rapida successione morfina e dei farmaci anestetici midazolam e propofol. Ma Cazzaniga - assistito dall’avvocato bresciano Ennio Buffoli - ha difeso il suo «protocollo»: «Non avevo intenzione di togliere la vita ai pazienti, è stata una scelta terapeutica per evitare o alleviare le loro sofferenze, che in altri casi si è rivelata efficace».

I FIGLI AFFIDATI AI SERVIZI SOCIALI
Lunedì, nell’udienza preliminare dedicata alle costituzioni delle parti civili, era presente e attento come sempre il dottor Cazzaniga. Laura Taroni invece è rimasta nel carcere del Bassone, a Como. Tra i familiari in aula sedevano anche Maria Antonietta ed Eugenio Clerici, fratelli della madre della Taroni, arrivati da Olgiate Comasco. «Mi auguro e mi aspetto giustizia - è l’appello di Maria Antonietta - Mia sorella è morta a soli 61 anni. Io non avrei mai pensato di arrivare a 81 per avere un dolore come questo.

Adesso il mio pensiero più grande è per i miei nipotini, i figli di Laura. Sono con i servizi sociali, non so dove si trovino e mi dicono che stanno bene. Vorrei rivederli, almeno per Natale». Nella prossima udienza, fissata per il 19 dicembre, il gup deciderà se riunire i due filoni dell’inchiesta e si pronuncerà sulla richiesta della procura affinché Laura Taroni venga interrogata, con la formula dell’incidente probatorio, sulle morti della madre e del suocero.

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