Rigopiano, il dramma del padre di Stefano Feniello: «Mi avevano detto che mio figlio era vivo, mi hanno illuso»

Rigopiano, il dramma del padre di Stefano Feniello: «Mi avevano detto che mio figlio era vivo, mi hanno illuso»
di Paolo Vercesi
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Domenica 22 Gennaio 2017, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 12:48

«È da questa mattina che non ci danno notizie, dov'è finito il prefetto? Dopo il Pokemon Go facciamo il gioco Prefetto Go. È vergognoso, venga a dirci come stanno le cose». Sono le 19 di ieri quando, nell'atrio dell'ospedale Santo Spirito di Pescara, Riccardo Ciferni dà sfogo alla rabbia e all'esasperazione dei parenti dei dispersi sotto le macerie gonfie di neve dell'hotel Rigopiano. Ciferni venerdì sera aspettava con fiducia di riabbracciare i cognati Sebastiano Di Carlo e la moglie Nadia, genitori del piccolo Edoardo salvato per miracolo. Dall'euforia è ripiombato nell'incubo perché Nadia non ce l'ha fatta, da ieri di Sebastiano non si sa più nulla e ci sono tre figli che vivono nell'angoscia. «Rispettiamo lo straordinario lavoro che i soccorritori portano avanti in condizioni proibitive, siamo preparati anche al peggio ma vogliamo chiarezza e soprattutto certezze» ha detto ad alta voce Ciferni davanti a un nugolo di giornalisti.

CRITICHE AL GOVERNO
La protesta era già esplosa con forza l'altra sera quando i parenti hanno fatto irruzione nella conferenza stampa dei medici. Ieri mattina nel mirino è finito il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, contestato da Alessio Feniello, papà di Stefano - circondato da amici e parenti - in disperata attesa di novità sul figlio, fidanzato di Francesca che è già salva in ospedale. «Non sappiamo niente, nessuno ci ascolta, ieri mi hanno detto che mio figlio era vivo e oggi nessuno ci fa più sapere niente, apprendiamo le notizie solo dai giornalisti senza avere certezze su nulla». Poi l'affondo ai politici: «Ci sono trenta persone sotto le macerie dell'hotel Rigopiano e voi venite qui a fare passerella».
Lo sfogo serale di Ciferni ha avuto effetto perché di lì a poco in ospedale si è materializzato il viceministro Bubbico, accompagnato dal prefetto Francesco Provolo e dal questore Francesco Misiti. Stavolta la loro non era una passerella istituzionale: il faccia a faccia con i parenti si è consumato in un clima da resa dei conti, «la verità, solo la verità» ha chiesto il drappello di disperati in una sala convegni off-limits per i giornalisti. Dal viceministro sono arrivate risposte che non sono servite a placare la rabbia - anche perché ieri, a differenza del miracolo del giorno prima, non sono arrivate buone notizie da dare. I parenti sono usciti dall'incontro delusi e mareggiati, ma con una conquista: tre comunicazioni al giorno sul bilancio dei soccorsi all'hotel Rigopiano finché questo calvario non cesserà. È stato lo stesso Ciferni a chiederlo direttamente al viceministro: «Se ci fosse sua figlia là sotto lei vorrebbe essere tempestivamente informato proprio come vogliamo esserlo noi» gli ha detto.

LA REPLICA
Nella bolgia di quell'aula, Bubbico ha cercato di dare segnali rassicuranti: «Le attività di ricerca continuano con tecniche appropriate - ha spiegato il viceministro -. Abbiamo fatto sondaggi palmo a palmo e si procede con molta cautela perché l'edificio crollato presenta situazioni di pericolo. Uno sforzo eccezionale nella speranza di salvare vite. Pur in assenza di segnali - ha detto in sala e ripetuto più tardi di fronte ai giornalisti - sono state trovate persone e il fatto che non ci siano rumori non significa nulla, le squadre di soccorso hanno raccontato di aver rotto muri che impedivano l'accesso, operano in condizioni di pericolo». Poi ha rivolto ai parenti dei dispersi una preghiera: «Non si discuta di chi siano eventuali responsabilità, ora serve solo uno sforzo per tentare di salvare le persone. Concentriamoci su questo» è stato il suo appello.

TRE COMUNICAZIONI
Notizie certe, tre comunicati al giorno, rispetto per chi soffre in un momento tanto doloroso: questo hanno chiesto alla politica quelle famiglie che da tre giorni sono accampate in ospedale in attesa di un segno di speranza. Bubbico si è schierato dalla loro parte: «Hanno ragione ad essere arrabbiati, perché soffrono - ha commentato il viceministro -. Vivono una condizione di ansia che merita comprensione da parte di tutti. Dobbiamo imparare a rispettarli».