È l'analisi di Adelina Ricciardelli, past president Fimeuc (Federazione italiana medici dell'emergenza-urgenza e delle catastrofi). «Se alcune stanze sono rimaste quasi integre, anche se isolate dal resto dei locali, allora c'è spazio per la speranza. Nonostante l'abbondante nevicata, queste persone non sono state sorprese da una slavina in mezzo alla neve. Per questo le possibilità di sopravvivenza erano maggiori». Il problema più grave, «è legato alla scarsità di ossigeno - prosegue Ricciardelli - Ma nel caso questo accada in un edificio, bisogna anche pensare che, con il freddo, rallenta il metabolismo e si riduce il consumo di aria. Altro rischio, oltre a quello legato ai traumi da schiacciamento, è il congelamento: il freddo alla lunga porta alla necrosi in primo luogo delle dita di piedi e mani».
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