La laurea? Tutto merito delle mamme

La laurea? Tutto merito delle mamme
di Maria Lombardi
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Martedì 1 Agosto 2017, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 17:36
Maturi e felici, o almeno rilassati? Macché maturi e stressati più di prima quando si sudava sul programma di italiano che non finiva mai. Ora i libri dal tavolo sono spariti, c’è il diploma ma anche un milione di dubbi in testa. Smettere o fermarsi, il primo bivio è questo. Quanti dei ragazzi che hanno detto addio alla scuola andranno avanti negli studi? Gli ultimi dati sono buoni. Il trend degli iscritti all’università è in leggera risalita (nel 2016-17 il 4,3 per cento in più rispetto all’anno prima) dopo il crollo dell’ultimo decennio. La fuga dagli atenei si è fermata? Si spera di sì, anche perché adesso in media solo un ragazzo su due si iscrive a una facoltà (nel 2016 il 49,9 per cento) meno di quanti erano nel 1951 (51%). Ma soprattutto: chi si iscrive all’università? E chi arriva in fondo? Si laureano gli «eretici», i «guardiani», gli «oblati», risponde il sociologo Lorenzo Parziale, professore alla Lumsa, che ha studiato i percorsi dei diplomati a quattro anni dalla maturità. Vanno avanti e fino in fondo quelli che s’inventano una strada che non c’è e immatricolandosi sovvertono ruoli e storia familiare perché la laurea in casa non ce l’ha nessuno. Un’eresia, appunto, e anche un sacrificio, nessuno se l’aspetta e c’è da lottare.

Nessuna sfida invece per quelli che vanno sicuri lungo percorsi già tracciati, l’unico dubbio è sulla sede migliore, diventare dottore è scontato: sono i «guardiani». Pochi libri in casa, per quelli che il sociologo definisce gli «oblati», e anche pochi soldi, ma c’è l’idea che gli studi servano a fare uno scatto in avanti. Ce la mettono tutta per arrivare alla laurea. Il resto arranca. Come gli «inerti» che si trascinano senza convinzione da un esame all’altro, spinti da famiglie che avrebbero tutti i mezzi per sostenere il costo degli studi, ma che fatica con questi figli svogliati. O come gli «inadeguati», si iscrivono all’università e poco dopo abbandonano. Puntano dritto al lavoro senza nemmeno tentare con qualche facoltà i «non disposti» e i «non motivati».

Comunque sua, il successo negli studi è “merito” della mamma. «L’istruzione della madre pesa di più. La sua motivazione e il suo titolo di studio sono di fondamentale importanza nella carriera scolastica del figlio», spiega il sociologo che ha di recente parlato dei risultati della sua ricerca contenuti nel libro “Eretici e respinti” alla Fiera Gutenberg (rassegna letteraria e culturale ideata e curata dal professor Armando Vitale) presso il liceo Galluppi di Catanzaro. Non fosse per gli «eretici» e gli «oblati», prenderebbero la laurea soltanto i “predestinati”, i ragazzi con famiglie che hanno studiato. Si può dire che la scuola è classista?

«La scuola - aggiunge il sociologo - da un lato riproduce le diseguaglianze tra le classi sociali e dunque in un certo senso lo è.
Dall’altra però consente anche una mobilità educativa e permette a molti studenti di modesta origine sociale di seguire traiettorie “eretiche”. Questo accade quando, oltre ai buoni voti, gli studenti riescono a stabilire un rapporto positivo, anche dal punto di vista emotivo, con gli insegnanti e da questi ricevono fiducia».
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