Nessuna sfida invece per quelli che vanno sicuri lungo percorsi già tracciati, l’unico dubbio è sulla sede migliore, diventare dottore è scontato: sono i «guardiani». Pochi libri in casa, per quelli che il sociologo definisce gli «oblati», e anche pochi soldi, ma c’è l’idea che gli studi servano a fare uno scatto in avanti. Ce la mettono tutta per arrivare alla laurea. Il resto arranca. Come gli «inerti» che si trascinano senza convinzione da un esame all’altro, spinti da famiglie che avrebbero tutti i mezzi per sostenere il costo degli studi, ma che fatica con questi figli svogliati. O come gli «inadeguati», si iscrivono all’università e poco dopo abbandonano. Puntano dritto al lavoro senza nemmeno tentare con qualche facoltà i «non disposti» e i «non motivati».
Comunque sua, il successo negli studi è “merito” della mamma. «L’istruzione della madre pesa di più. La sua motivazione e il suo titolo di studio sono di fondamentale importanza nella carriera scolastica del figlio», spiega il sociologo che ha di recente parlato dei risultati della sua ricerca contenuti nel libro “Eretici e respinti” alla Fiera Gutenberg (rassegna letteraria e culturale ideata e curata dal professor Armando Vitale) presso il liceo Galluppi di Catanzaro. Non fosse per gli «eretici» e gli «oblati», prenderebbero la laurea soltanto i “predestinati”, i ragazzi con famiglie che hanno studiato. Si può dire che la scuola è classista?
«La scuola - aggiunge il sociologo - da un lato riproduce le diseguaglianze tra le classi sociali e dunque in un certo senso lo è.
Dall’altra però consente anche una mobilità educativa e permette a molti studenti di modesta origine sociale di seguire traiettorie “eretiche”. Questo accade quando, oltre ai buoni voti, gli studenti riescono a stabilire un rapporto positivo, anche dal punto di vista emotivo, con gli insegnanti e da questi ricevono fiducia».
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