Reggio Calabria, allenatore arrestato allo stadio dopo la partita e rimesso in libertà nel giro di poche ore

Reggio Calabria, allenatore arrestato allo stadio dopo la partita e rimesso in libertà nel giro di poche ore
di Mario Meliadò
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Lunedì 27 Novembre 2017, 21:25 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 15:57
Arrestato e scarcerato nel giro di poche ore. E' successo al cinquantenne allenatore della ReggioMediterranea – squadra di Reggio Calabria che milita nel campionato d’Eccellenza – Natale Iannì, negli anni soprannominato “l’allenatore boss” per la sua ritenuta appartenenza alla ‘ndrina Caridi-Borghetto-Zindato, egemone nella zona Sud della città.
 
Esattamente cinque giorni fa, si era occupato di lui un attore diventato un’icona antimafia e tempestato di minacce di morte per il suo impegno civile, Giulio Cavalli, mettendo in rilievo come «qualcuno crede che abbia qualcosa da insegnare ai giovani calciatori» malgrado la condanna per mafia in primo e in secondo grado. Domenica pomeriggio, però, Iannì è stato arrestato dagli uomini delle Volanti con modalità che non potevano certo passare inosservate: gli agenti l’hanno prelevato direttamente allo stadio di Longhi-Bovetto (frazione nella periferia Sud della città), al termine del match casalingo tra la “sua” ReggioMed e gli ospiti cosentini dello Scalea. 

Motivazione dell’arresto: «Violazione degli obblighi della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno». Una misura di prevenzione disposta nei suoi confronti per un triennio, e che aver allenato i calciatori della squadra locale durante una gara di campionato avrebbe violato, visto che tra le prescrizioni c’è il divieto di prender parte a manifestazioni pubbliche.
 
Singolare la narrazione dell’accaduto: alle 14,20 gli agenti avrebbero «notato nel perimetro di gioco» Iannì. Quasi non fosse arcinoto che il pluripregiudicato è l’allenatore in carica della squadra del torneo d’Eccellenza (tre settimane fa ha sostituito il predecessore Peppe Carella, esonerato dalla società). Come se oltre a Cavalli non ne avessero parlato e scritto a ripetizione tanti cronisti in chiave locale.

Fatto sta che i poliziotti hanno atteso il triplice fischio finale per «scongiurare eventuali problemi di ordine pubblico, tenuto conto della numerosa partecipazione dei tifosi». Tempo di far defluire un po’ di gente, Natale Iannì è stato raggiunto dagli agenti che l’hanno arrestato e sùbito posto ai domiciliari. 
 
In realtà, la complicata posizione del trainer è ben nota da anni sia alle forze dell’ordine sia nel pianeta calcio. Ritenuto un pilastro dei Caridi-Borghetto-Zindato, che stritolano in una morsa criminale San Giorgio Extra, rione Modena e altre fasce della zona Sud di Reggio, Iannì era già finito in manette il 29 ottobre del 2010 nel contesto dell’operazione antimafia Alta Tensione: insieme a Eugenio Borghetto (considerato dagli investigatori un elemento-chiave dello stesso clan) dava vita a un tandem importante, allenatore e direttore sportivo rispettivamente della Valle Grecanica, formazione che giocava in serie D. Del resto, secondo molti esperti del settore dilettantistico, come allenatore Iannì «ha del talento».

All’arresto di sette anni fa, seguirono le condanne: a Natale Iannì furono inflitti 15 anni di carcere, verdetto assai mitigato in appello (9 anni, 6 mesi e 20 giorni). Il tecnico restò a lungo in carcere; fu scarcerato solo di recente, in attesa del giudizio definitivo della Corte di Cassazione.
 
«Non credo che chi ha sbagliato, una volta uscito fuori dal carcere debba essere schivato da tutti e non gli si possano dare opportunità per riscattarsi», aveva detto il presidente della ReggioMediterranea Bruno Leo nel commentare la decisione d’affidargli la panchina. E in effetti, l'8 novembre la Corte d'appello di Reggio Calabria aveva autorizzato Iannì a sfruttare l'opportunità offertagli dalla società calcistica: il giorno dopo, è stato ufficializzato il rapporto con la ReggioMed

Adesso un nuovo arresto dalle modalità forse volutamente “coreografiche” e, a stretto giro di posta, un secondo colpo di scena: il giudice ha sì convalidato l’arresto, ma al contempo - avallando le richieste del legale di Iannì, avvocato Basilio Pitasi - non ha ritenuto opportuno disporre i domiciliari per l'allenatore, restituendolo alla piena libertà. 


 
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