Referendum, disagi e burocrazia per gli sfollati del terremoto è un voto a ostacoli

La scuola prefabbricata di Arquata del Tronto
5 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Dicembre 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 13:20
dal nostro inviato Italo Carmignani
ARQUATA DEL TRONTO - La più anziana ha 105 anni, si chiama Luisa Zappitelli, da quando c’è il voto alle donne non ha mancato un’elezione e già l’ha detto: «Ho vissuto la guerra, ho votato contro la monarchia, non sarà un terremoto a fermarmi». Il più giovane di anni ne ha ovviamente 18, si chiama Gianluca Martani, farà 40 chilometri per andare a votare, e la spiega così: «Votare è l’unico diritto inviolabile rimasto alla mia generazione». La terra trema, la gente no. La burocrazia degli ostacoli naturali pare non scoraggiare gli elettori-sfollati. «Se il referendum e le sue domande non rientrano tra le prime preoccupazioni, diventano però un motivo per sentirsi ancora di questo Paese», spiega Gianni Sortini, commerciante della Valnerina, un negozio sotto le macerie, una famiglia sparsa per le case dei parenti più fortunati nella geografia delle scosse. «Se andrò a votare? Spero di farcela, davvero». 

VENTIMILA
La speranza del commerciante apre il capitolo delle istruzioni per l’uso del voto legato al destino dei circa ventimila del terremoto, uomini e donne di notte sbalzati dal letto e dalla casa. L’agosto nero di Amatrice diventerà più colorato domenica. Da queste parti, dove la gente ha trovato rifugio nelle roulotte, le casette mobili, le seconde case, cercando di abbandonare il meno possibile la loro città, la soluzione è multicolore. Loro voteranno al seggio allestito nella scuola polifunzionale regalata dall’efficiente Trentino, alzata in appena dieci giorni. Mamma Agnese lo chiese al sindaco Pirozzi quando, per la prima volta dopo il sisma, portò suo figlio Luca a scuola: «Se potremo votare qui, vorrà dire che Amatrice non è morta e non sarà estinta». Pirozzi ripose con una promessa: «Voteremo qui». 

TERMINI SCADUTI
Ma una soluzione si trova anche per pochi finiti negli alberghi della costa adriatica oppure a Roma, i quali potranno votare in quei Comuni con la presentazione delle domande, in verità già scaduta un giorno fa. Dal Lazio all’Umbria, la tendenza è quella di tenere più possibile gli elettori vicino alle città di residenza. Perciò, i comuni di Norcia, Cascia e Preci si preparano al voto per il referendum in autonomia. Malgrado l’inagibilità delle storiche sedi elettorali, le amministrazioni comunali garantiranno il voto ai residenti come ai tanti volontari e uomini delle forze dell’ordine. L’indicazione arriva dalle Regioni e dalle Prefetture e nell’ultima parte, quella relativa ai volontari, pare offrire una risposta ai grillini e al loro dubbio rispetto al voto di quanti, tra le forze di polizia, assicurano l’assistenza e la sicurezza in queste zone.

Il dettaglio umbro fa così. A Norcia i seggi elettorali saranno quattro e troveranno posto nella tensostruttura che verrà realizzata al campo sportivo. A Cascia si voterà invece nei locali di Roccaporena che ospitano gli alunni delle Superiori e sono di proprietà dell’Opera Santa Rita. A Preci, i cittadini potranno esprimere il voto nel prefabbricato che attualmente ospita le scuole. Come per Amatrice, gli sfollati finiti negli alberghi lontani anche cento chilometri, lungo le sponde del Trasimeno, stesso copione: si può votare nei Comuni dell’ospitalità. Caso a parte per le Marche del sisma. Tutti gli abitanti di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) voteranno altrove: «La maggior parte a San Benedetto del Tronto dove sono sfollati e dove sarà allestito un seggio speciale per loro - spiega il vice sindaco Michele Franchi -, altri ad Ascoli Piceno, ad Acquasanta Terme, qualcuno anche a Roma».

Nel Comune devastato non sono state allestite sezioni elettorali: «Avremmo potuto farlo nella nuova scuola in legno di cui ci hanno consegnato le chiavi proprio oggi. Ma è molto difficile raggiungerla, alcune strade sono inagibili o pericolose, avremmo dovuto scortare i votanti fino al seggio», aggiunge Franchi. Ma da queste parti c’è chi, nell’epicentro del terremoto, ha allestito un seggio nonostante tutto e si prepara ad accogliere i votanti dei centri vicini: «A Visso - dice il sindaco Giuliano Pazzaglini - abbiamo allestito due seggi nella palestra. Ci siamo comunque organizzati per venire incontro non solo ai nostri cittadini, ma vogliamo garantire il voto anche a coloro che non hanno un seggio elettorale ma il diritto di voto. Da noi infatti verranno a votare anche gli abitanti di Castelsantangelo sul Nera e Ussita. Non sono molti, ma questo è un segnale per dire che si può ripartire da qualcosa che coinvolge tutti, indipendentemente da come si voti». 

CENTOTRENTUNO COMUNI
D’altra parte le indicazioni della burocrazia dovevano essere metabolizzate in fretta. L’undici novembre segna la data del decreto “Terremoto” e nelle cifre dava il diritto ai 131 Comuni coinvolti nel sisma di agosto e novembre di poter votare. L’agguato della burocrazia è nella domanda da presentare entro il 29 novembre per poter votare nel Comune che offre la sua ospitalità agli sfollati. Chi l’ha fatto ha ricevuto un’attestazione di ammissione alle urne e l’indicazione del numero della sezione in cui si potrà esercitare il diritto. Sarà sempre il Comune ospitante a far avere al Comune di residenza l’elenco degli ammessi al voto, in modo da evitare anche eventuali doppi voti. Alla fine della partita saranno le commissioni elettorali a verificare l’effettiva assegnazione di ciascun elettore a un paese vicino. Per poi invitare i sindaci di questi paesi a rilasciare a ognuno l’attestazione di ammissione al voto, con l’indicazione della sezione in cui poter scegliere tra sì e no. Tra questi, anche quello di Luisa, 106 anni, che misura il benessere con le elezioni. A cominciare dal 1946. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA