Ravenna, puntò la pistola contro un collega: arrestato un carabiniere in servizio a Roma

Ravenna, puntò la pistola contro un collega: arrestato un carabiniere in servizio a Roma
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Sabato 16 Dicembre 2017, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 09:41
Sarebbe stato un sottufficiale dei carabinieri in servizio in una Compagnia di Roma a puntare, la mattina del 10 novembre, scorso una pistola contro il maresciallo maggiore a capo della caserma dell'Arma di Savio, nel Ravennate, durante un controllo nella vicina Lido di Classe scattato poche ore dopo il sequestro di 2,5 tonnellate di droga. A questa clamorosa conclusione sono giunti i carabinieri ravennati in seguito alle verifiche che, coordinate dai Pm Alessandro Mancini e Monica Gargiulo, hanno portato in carcere un luogotenente di 55 anni nato a Terracina (Roma) e al momento dei fatti in convalescenza per ragioni di servizio. Secondo il Procuratore capo Mancini, contro il militare sono stati raccolti «elementi di prova schiaccianti».

La pistola da lui presumibilmente utilizzata per minacciare il collega, poi finita in un canale al termine della successiva colluttazione, è risultata rubata a un sottufficiale della guardia di Finanza sempre in servizio a Roma. Anche l'auto ritrovata dopo la fuga, era già stata sequestrata a Roma nel 2014 con circa 12 chili di marijuana dentro dalla stessa Compagnia dove opera il sospettato: ma risultava essere stata restituita al legittimo proprietario. Assieme al 55enne, come stabilito dalla medesima ordinanza del Gip Antonella Guidomei del Tribunale di Ravenna applicata, in carcere c'è finito anche un 45enne romano con precedenti per droga. E il controllo dell'auto su cui oltre ai due viaggiava un terzo uomo, tutt'ora ricercato, è avvenuto poche ore dopo il sequestro a Savio di un furgone con oltre 2,5 tonnellate di droga tra hashish, olio di hashish e marijuana e l'arresto di quattro persone, tre uomini albanesi e un giovane di Moncalieri (Torino). Ancora da chiarire l'eventuale ruolo del 55enne e il 45enne in tal senso.

I due devono ora rispondere a vario titolo, oltre che di ricettazione e porto abusivo della pistola, di lesioni, di resistenza e di tentata rapina: chi puntò l'arma contro il petto del maresciallo maggiore di Savio, intimò a un complice di prendere le armi a lui e all'appuntato scelto con lui in pattuglia.
Intento naufragato grazie alla resistenza offerta dai militari con il maresciallo che afferrò la canna della pistola, una Beretta poi recuperata dai vigili del Fuoco nello stesso canale dove anche il maresciallo cadde ferendosi. Il Gip ha escluso il tentato omicidio sebbene nella colluttazione fosse stato esploso un colpo. Sul punto, la Procura di Ravenna ha fatto appello ritenendo che l'intenzione del luogotenente fosse proprio quella di uccidere, presumibilmente per eliminare scomodi testimoni. Anche le difese dei due arrestati hanno presentato Riesame contro le misure cautelari inflitte.
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