Rai, ventuno assunzioni esterne:
adesso l’Anac vuole chiarezza

Rai, ventuno assunzioni esterne: adesso l’Anac vuole chiarezza
di Mario Ajello
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Giovedì 4 Agosto 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15:34

Se il caso fosse piccolo e le questioni tutte in ordine, l’Anac, ossia l’autorità nazionale anticorruzione, avrebbe detto ai vertici della Rai, nell’incontro che s’è tenuto ieri: ok, è tutto chiaro, chiudo l’istruttoria e amici come prima. Invece non è andata così. Non tutte le 21 assunzioni di esterni compiute dai vertici della Rai - alcune super-ricche ossia con stipendi da favola - hanno rispettato agli occhi dell’organismo presieduto da Raffaele Cantone le regole dell’anticorruzione. E l’Anac vuole ancora vedere quante di queste presentino irregolarità.

Ieri si è svolto l’incontro del presidente della Rai e del direttore generale con i consiglieri dell’Anac - che già da tempo erano stati chiamati su sollecitazione del sindacato Usigrai e del deputato dem e renziano Michele Anzaldi a controllare la correttezza delle assunzioni sotto il profilo del Piano anti-corruzione stipulato da Viale Mazzini - ed evidentemente c’è materia ancora da chiarire dopo le relazioni orali di Monica Maggioni e di Antonio Campo Dall’Orto. Infatti l’istruttoria dell’anticorruzione proseguirà in questi termini. «Entro settembre - avverte una nota dell’Anac dopo l’incontro di ieri giudicato «molto soddisfacente» dai vertici della Rai - si concluderà l’istruttoria sulle procedure di assunzione dei 21 dirigenti esterni».
 
CONFRONTO
Il management di Viale Mazzini ha giustificato il proprio operato durante l’incontro e l’Anac si è riservata a fare altri esami e a cercare, come già ha fatto finora, anche sulla base delle carte di chiarire la vicenda. Che non sembra affatto secondaria; che si innesta in un contesto già infiammato per lo scandalo dei super-stipendi ai dirigenti e ai giornalisti Rai alcuni demansionati e in panchina ma assai pesanti sull’erario e impressionanti per la pubblica opinione; e che nel caso in cui finirà per coinvolgere la Corte dei Conti potrebbe provocare un terremoto. Paventatissimo da alcuni membri del Cda («Io se fossi in loro non dormirei la notte per tutta l’estate e anche oltre», dice il dem Anzaldi), che ieri sera alla luce dell’incontro Anac-Rai e del supplemento di indagine fino a settembre si sfogavano così: «Già non prendiamo un euro per il nostro lavoro, e poi magari ci toccherà pagarci l’avvocato a causa di queste assunzioni irregolari e se perdiamo la causa, per queste nomine in cui non c’entriamo nulla, finiamo sotto i ponti».

Questo si vedrà. Quel che è certo è che secondo il Piano anti-corruzione il metodo per la scelta dei dirigenti dovrebbe essere quello del job posting, ossia della selezione in base al curriculum, e la quota di dirigenti esterni non deve superare la quota del 5 per cento. Dovrebbero essere 13-14 gli esterni, sul totale di 267 dirigenti, e invece si è arrivati a quota 21. Alcuni di essi hanno però i parametri giusti e quindi si può scendere magari alla modica quantità e l’Anac non potrà dire niente di male alla Rai? Il nodo da sciogliere sarà anche questo. E i nomi coinvolti nella vicenda riguardano il top della dirigenza Rai, azienda già stracolma di interni: dal capo dell’ufficio legale (Pierpaolo Cotone) al direttore marketing Cinzia Squadrone, dal francese Genséric Cantournet (capo della nuova direzione security) al gruppo dell’informazione guidato a Verdelli e a molti altri in posizioni apicali assai ben retribuite, tra le proteste anche di una parte del Pd.

BARRICATE
Proprio il Pd - oltre naturalmente alle opposizioni - in queste ore sulla Rai è assai inquieto. Il vice-presidente della Vigilanza, Francesco Verducci, non anti-renziano dice: «Non si possono fare le nomine nei tiggì senza che sia approvato il Piano editoriale sull’informazione». Infatti nel Cda di ieri mattina il Piano non è stato messo ai voti. I bersaniani sono i più scatenati, contro la nuova infornata, e proprio Bersani ieri ha lanciato una bordata: «Il Pd è pienamente partecipe dei vecchi vizi di lottizzazione. Questo non può essere in alcun modo il volto del nostro partito».

L’obiettivo di una parte del Pd e di tutte le opposizioni è quello di agitare le acque il più possibile, nella Vigilanza riunita ieri sera e nelle altre sedi, per produrre questo effetto. Dei tre membri dem in Cda Rai, a parte l’ultra renziano Guelfo Guelfi, gli altri due (più la “giovane turca” Borioni che Franco Siddi) potrebbero sfilarsi. E così, contando sull’eventuale appoggio esterno del centrista Messa (da notare che Alfano ha sparato a zero contro le nomine), fermare l’operazione politico-editoriale ribattezzata TeleRignano. Il tutto però appare un po’ farraginoso, se non improbabile.

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