Consip, Woodcock indagato insieme a Scafarto: «Prove costruite»

Consip, Woodcock indagato insieme a Scafarto: «Prove costruite»
di Valentina Errante
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Sabato 16 Settembre 2017, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 00:04

L’ultimo colpo di scena nell’inchiesta dei veleni e dei depistaggi, ha per protagonista, di nuovo, il pm di Napoli, Henry John Woodcock, primo titolare del fascicolo sul caso Consip. Perché il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi non accusano Woodcock soltanto di rivelazione del segreto istruttorio in concorso con la giornalista Federica Sciarelli, sostenendo che sia stato il regista della fuga di notizie di dicembre, ma anche di falso in concorso con l’ex capitano del Noe, da pochi giorni maggiore, Gianpaolo Scafarto.
LE DICHIARAZIONI
L’ipotesi è che la manipolazione dell’informativa chiave dell’indagine, quella che aggravava la posizione di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e nella quale un’intera sezione era dedicata al coinvolgimento dei servizi segreti (risultata del tutto falsa), sia stata anche opera del magistrato. Alla base dell’accusa, però, ci sono le dichiarazioni del militare che, davanti ai pm di Roma, cercava di difendersi. 
«La necessità di compilare un capitolo specifico - ha detto Scafaro il giorno dell’interrogatorio - fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock che mi disse testualmente: “Al posto vostro farei un capitolo autonomo su queste vicende, che io condivisi”», ha raccontato l’11 maggio Scafarto, interrogato dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, scaricando parte della responsabilità sul magistrato. Erano stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma a dimostrare che proprio in quel capitolo, il numero 17, si susseguivano le imprecisioni più gravi. Alcune incongruenze contenute nell’informativa, secondo i pm capitolini, sarebbero state messe nero su bianco intenzionalmente. Gli errori nel documento sono tanti. Il più grave è l’attribuzione all’imprenditore Alfredo Romeo - già imputato per corruzione - di un’intercettazione in cui si ricorda un incontro con Tiziano Renzi. A parlarne sarebbe stato, invece, il consulente ed ex parlamentare Italo Bocchino.
GLI ERRORI
E poi il passaggio più delicato, contenuto appunto nel capitolo 17, dove si parla di presunte protezioni di cui Romeo avrebbe goduto nell’ambiente dei servizi segreti, che gli avrebbero assicurato agevolazioni e che sarebbero anche servite per confermare i legami diretti tra l’indagato e palazzo Chigi. Proprio per supportare questa ricostruzione, nell’informativa contestata si menzionava un presunto appuntamento tra l’imprenditore e un agente dei servizi segreti, un ufficiale «in forza all’Aisi con incarico dirigenziale operativo», si legge nel documento. L’incontro era considerato fondamentale: «Sebbene poi il Colonnello non sia più emerso dalle attività investigative (probabilmente per il suo diniego a fornire informazioni di tale natura ad un imprenditore spregiudicato come il Romeo), fa comunque riflettere la facilità con cui il duo Romeo-Bocchino riesca ad incontrare appartenenti alle Istituzioni dello Stato di così alto livello», annotava Scafarto. Le verifiche dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, però, hanno smentito tutta la ricostruzione: l’incontro in questione, segnato nell’agenda di Romeo, non sarebbe stato con un ufficiale dell’Aisi, ma con un collaboratore dell’imprenditore. Un altro soggetto descritto come uno 007 intento a seguire e spiare gli investigatori, in realtà, era un semplice passante. Non è tutto. L’intero impianto del capitolo 17 è considerato inverosimile. Stando alla ricostruzione fatta dal comando provinciale di Roma, sarebbero state omesse diverse intercettazioni che avrebbero potuto mettere in discussione il quadro complessivo. Viene riportato anche un appuntamento a Fiumicino tra Tiziano Renzi e un fantomatico «Mister x», rivelatosi poi un imprenditore in affari con il padre dell’ex premier. La presenza di un uomo senza volto e senza nome era stata invece menzionata come indizio del fatto che Renzi sapesse di essere indagato.

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