Ma, invece di ottenere benefici, si era ritrovato in preda alle convulsioni oltre ad uno stato di incoscienza. Il giovane era affetto da una forma di encefalopatia epilettica, curata con il Tegritol (medicinale a base di carbamazepina). Ma la sua pediatra di fiducia non lo aveva scritto nella sua scheda informatica. Una dimenticanza fatale. Perché, quando i genitori di Thomas si rivolgono allo studio medico, al suo posto trovano una sua sostituta, che somministra al piccolo un medicinale per lui nocivo, il Macladin, un farmaco a base di claritromicina, che «interagendo con il Tegritol concorreva a cagionare lesioni personali gravi dalle quali derivava una malattia della durata compresa tra i venti e i quaranta giorni».
Da una parte la negligenza di M.P. V. per la mancata annotazione delle cure in corso, dall’altra, l’imprudenza di L.T., la pediatra che ha somministrato il farmaco errato, «nonostante la patologia di base e le condizioni cliniche del bambino - si legge nelle carte - fossero ben visibili anche ad un’osservazione superficiale». In mezzo il piccolo Thomas che, dopo aver assunto il farmaco, si ritrova in uno stato di incoscienza.
A curarlo sono stati poi i medici del pronto soccorso del Bambino Gesù, dove il piccolo è stato ricoverato con «diagnosi di stato mentale epilettico». Dopo le convulsioni domestiche, infatti, Thomas era arrivato in ospedale in uno «stato di gravità critica», «confermata la ipertransaminasemia e un disturbo coaugulativo», oltre ad un evidente squilibrio metabolico causato dal mix di farmaci. Thomas aveva solo contratto un'influenza virale estiva. Si è ritrovato in coma.
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