Accumoli, primo Natale nelle casette dopo il terremoto: «Ma qui siamo senza caldaie»

Accumoli, primo Natale nelle casette dopo il terremoto: «Ma qui siamo senza caldaie»
di Italo Carmignani
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Domenica 24 Dicembre 2017, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 11:00

Dal nostro inviato

ACCUMOLI Una caldaia funzionante, un rubinetto intatto, una magia contro l'umidità, la maniglia di una porta, un lavoro. Utilità, rimedi: nella lista a Babbo Natale degli sfollati del terremoto, non ci sono oro incenso e mirra. Niente di inutile, perché a 14 mesi dal brivido massacrante della terra, non si è certo all'anno zero, ma neanche molto più avanti. E se per i normali delle grandi città, la neve è l'icona naturale di Santa Klaus, per chi vive tra le montagne in una casetta di lamiera se va male, di legno se va bene, il manto bianco ha un fraseggio meno poetico e più pratico. La messa ancora sotto i tendoni, un grande falò scacciastreghe a valle, l'alberello di plastica, piccolo perché nelle casette non c'entra, il Natale dei terremotati vaga tra la normalità dell'emergenza e la speranza di avere un futuro. E tra qualche mese, non dieci anni.

 

LA FESTA IN CANTIERE
Siamo nel Lazio e Mario è uno dei primi a essere rientrato ad Accumoli dagli alberghi della costa. Lui, come altri, ora si danna: «Non c'è più il paese, ce po' sta il Natale al paese come una volta? No che non ce po' sta». Aveva un palazzetto di 200 metri quadrati, fragile come vetro e troppo grande per lui e sua moglie, ma lì tornavano figlie e nipoti. «Adesso abbiamo 40 metri quadrati a disposizione, tutti non ci stiamo neanche a stringerci». Rita avrebbe voluto tornare al paese: aspettava la consegna dell'ultimo blocco di Sae, nome in codice delle casette, le 11 destinate a Terracino di Accumoli. «Quando la settimana scorsa siamo andati a prendere le chiavi ci siamo resi conto che era ancora un cantiere: le caldaie fuori uso, i cavi scoperti, gli attrezzi lasciati in giro. Non era possibile entrare in una casa così. E prima dell'anno non credo che le casette saranno pronte. Peccato: io sto a Roma, mio figlio e la sua famiglia sono ancora sulla costa, speravamo quest'anno di ritrovarci e fare Natale come una volta». Un altro che fa i conti tra il com'era e il come stiamo è Enrico, fornaio ad Amatrice: «Abbiamo riaperto a novembre, ma è tutto cambiato. Il 25 e il 26 vorrei andare fuori: c'è bisogno di staccare, qui è tutto tanto pesante. Il tran tran è più o meno ripreso, ma poi c'è lo spettacolo delle macerie che ci risucchia indietro». Con lo smantellamento delle mense non ci saranno momenti comuni tra la popolazione: la Caritas ha organizzato il pranzo di Natale alla tensostruttura di Torrita per le persone rimaste completamente sole. «Saremo una ventina. E con noi ci sarà il vescovo Pompili», dice don Fabrizio Borrello. Il vescovo infatti il 25 alle 11 dirà messa nel centro pastorale di Amatrice e alle 16 nel centro polivalente di Accumoli.

CONDOTTE GELATE
L'Umbria è vicina, due passi da Accumoli se le strade fossero funzionanti, ma non è così. Eppure il Natale di Norcia salta agli occhi per slancio. Da queste parti, dove l'economia dei prodotti tipici e la rudezza delle persone ha segnato la differenza con l'emozione delle difficoltà, si è già all'opera per ripartire. Quanto viene consegnato in questi giorni in abitazioni provvisorie mostra i limiti della fretta, di voler fare per forza quanto promesso molti mesi fa. «Allora, casette consegnate è solo un numero se non ci sono poi i servizi funzionanti o se la caldaia deve essere ancora montata e quindi le tubature gelano», racconta Laura Coccia. Solo numeri e non soluzioni definitive, ma l'aria di festa si respira lo stesso: è incredibile la capacità di adattarsi di una comunità colpita dalla malasorte della terra. Alberi addobbati e piccoli presepi. «Nella nostra casetta entra poco - racconta Maria, una Sae alla porte di Norcia - ma non abbiamo rinunciato. La vita è vita, un dono prezioso sempre».

IL DONO DELLE SCARPE
Per arrivare nelle Marche occorre passare per il mare. E qui il Natale ha portato cinquanta posti di lavoro: quelli del nuovo stabilimento di Arquata della Tod's. Accanto alla fabbrica dei fratelli Della Valle ci sono anche le migliori casette consegnate finora, legno lamellare e isolamento artico contro il freddo. Ma neanche a quaranta chilometri, dove non si alza più Visso perché distrutta, è un'altra musica. Il sindaco Giuliano Pazzaglini ci va giù duro: «Nelle poche casette si contano i difetti di progettazione come i portoni non in legno che conducono umidità all'interno o i boiler con tubazioni non coibentate». La lista per Babbo Natale si allunga, ma nella notte della stella cometa sono tutti più buoni. Anche senza boiler.
(ha collaborato
Alessandra Lancia)

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