Castel San Pietro Terme, Elena e Deborah: «Finalmente spose, un esempio per altre coppie»

Al centro, Elena e Deborah, prime spose unite civilmente nel bolognese
di Valeria Arnaldi
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Lunedì 25 Luglio 2016, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 11:51

Elena Vanni, 46 anni, e Deborah Piccinini, 45, sono la prima coppia di persone dello stesso sesso che si è unita civilmente nel Bolognese a 50 giorni dall'entrata in vigore della Legge. Compagne da anni, hanno iniziato a pensare al “sì”, appena si è avvicinato il traguardo della legge, e poi, visto l’esempio di Gianluca Zoffoli e Giovanni Giovannini la cui cerimonia è stata celebrata a Lugo, in Romagna, lo scorso 24 giugno, hanno deciso di non attendere oltre. Così, domenica, hanno coronato il loro sogno nel municipio di Castel San Pietro Terme.

Elena, quando è iniziata la vostra storia?
“Deborah e io ci conosciamo da quindici anni, ma stiamo insieme da cinque. Vivevamo entrambe a Bologna e due anni fa ci siamo trasferite a Castel San Pietro, dove abbiamo iniziato a convivere”.
 

 

Quando avete deciso di fare il grande passo?
“L’anno scorso, quando è ripreso il dibattito sulle unioni civili, abbiamo iniziato a parlarne tra noi. Ci sentivamo già una famiglia ma, dal punto visto legale, certamente è meglio vedere i propri diritti riconosciuti. L’impegno come coppia lo abbiamo preso anni fa, non avevamo potuto farlo davanti alla legge solo perché la legge non c’era”.

Avete avviato l’iter nonostante la mancanza dei necessari decreti …
 “Abbiamo parlato con il sindaco Fausto Tinti ad aprile scorso per capire se fosse possibile prevedere in tempi brevi la nostra unione civile. Ci ha risposto subito di sì ma che occorreva attendere l’approvazione della legge. Già in quell’incontro, gli avevamo indicato la data scelta per la cerimonia: il 24 luglio. Ci piaceva l’idea di sposarci in estate. A giugno, speravamo ancora, visto che la legge era stata approvata, ma non arrivavano i decreti attuativi. Poi, alla fine del mese, si è sposata la coppia di Lugo e alcuni amici ci hanno detto: se lo hanno fatto loro, forse potete farlo anche voi …”.

A quel punto, cosa ha detto il Sindaco?
“Siamo riuscite a parlargli il 9 luglio. Mancavano due settimane al termine fissato, volevamo sapere se l’unione fosse fattibile. Ha risposto che la legge c’era, la scadenza per il decreto ponte era passata e quindi la norma poteva essere applicata. In poche parole, potevamo dare la conferma ai nostri invitati. Avevamo tutto pronto ma aspettavamo l’ok. Nel tempo, ci sarà sicuramente qualcosa da sistemare in termini burocratici, ma ce l’abbiamo fatta, siamo una coppia riconosciuta ed è stato fatto tutto legalmente”.

Come avete organizzato la giornata di festa, in tanta incertezza?
“Avevamo comunque fatto fare le fedi, tanto se non fosse stato possibile ora, non avremmo rinunciato ma solo rimandato. E abbiamo tenuto pronti gli inviti. La proprietaria dell’agriturismo che avevamo scelto per festeggiare è stata molto disponibile. Ci ha detto che avrebbe tenuto lo spazio per noi e se qualcuno l’avesse chiamata per prenotare quella data, ci avrebbe telefonato per avere la nostra risposta definitiva. Amici e parenti, ovviamente, erano allertati”.

C’era stata l’idea di festeggiare in piazza …
“L’idea iniziale era quella e il Sindaco ci ha detto che sarebbe stato bellissimo. Abbiamo anche contattato la pro loco, ma alla fine, i costi erano eccessivi per noi, comunque sono venuti in tantissimi a farci gli auguri”.

Nessuna resistenza da parte della gente?
“Il Sindaco ci aveva detto che, vivendo in un paese piccolo, sicuramente avremmo incontrato qualcuno con la mentalità più chiusa. Non è stato così. Anzi, ci siamo stupite dell’accoglienza che abbiamo ricevuto”.

Siete state la prima coppia nel bolognese …
“Ormai ci sentiamo un po’ delle portabandiera. Il nostro esempio manda un messaggio positivo: si può fare, facciamolo!”.

Pensate di allargare la famiglia in futuro?
“Ne avevamo parlato all’inizio della nostra storia. Ci sarebbe piaciuto fare un figlio, ma abbiamo una certa età e entrambe una vita piena di impegni. Abbiamo tanti amici con bambini, ci limiteremo a fare le zie”.

La vostra vita sarà diversa ora?
“Non credo cambierà più di tanto, è solo un modo per sentirci più unite e, soprattutto, riconosciute. È bello poter andare in giro e parlare di Deborah come mia moglie, senza dover dire compagna o fidanzata.
Quelli sono termini generici, moglie ha un significato preciso. E chiaro”. 

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