Sisma, il prefetto: «Questo Paese ha un cuore fragile, l'unica vera difesa è la prevenzione»

Il prefetto Bruno Frattasi
di Cristiana Mangani
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Venerdì 28 Ottobre 2016, 09:59
Una perlustrazione nelle zone del sisma effettuata sin dalle prime ore di ieri. Il prefetto Bruno Frattasi, capo del Dipartimento dei Vigili del fuoco, ha voluto vedere con i propri occhi la portata dei danni. E quanto le due scosse fortissime che hanno fatto riprecipitare l'Italia nell'incubo, avessero colpito il cuore del nostro Paese.

Prefetto, il terremoto non si ferma, in che stato sono i comuni colpiti?
«La situazione è drammatica, abbiamo migliaia di sfollati, circa 5 mila, crolli ovunque e strade bloccate. Un danneggiamento molto diffuso, che va a pesare su quello già provocato con il sisma del 24 agosto. Ma nonostante questo, rispetto all'evento avvenuto due mesi fa, possiamo parlare di bilancio positivo perché non c'è stata neanche una vittima. Non ci sono state macerie sotto cui scavare».

Cosa ha evitato la nuova tragedia?
«La prima scossa delle 19,10 ha fatto scendere in strada i cittadini e questo, probabilmente, li ha salvati. Poi non era notte, erano tutti svegli, e sono riusciti a scappare fuori. Inoltre c'è stato anche un altro fattore positivo: una delle aree colpite, molto vasta, aveva già subìto un terremoto tanti anni fa e gli edifici erano stati ristrutturati seguendo le norme antisismiche. Sono stati danneggiati ma sono rimasti in piedi e questo ha consentito agli abitanti di poter andare via senza subire conseguenze gravi».

A giudicare dalle immagini che si vedono dall'alto, la distruzione ha coinvolto moltissimi comuni.
«È vero, a differenza del precedente terremoto, che si era concentrato in due aree limitate, questa volta sono decine i paesi colpiti, circa venti. E ci sono anche piccole frazioni. Moltissime nella provincia di Macerata, dove Camerino, Tolentino e Visso hanno subìto i maggiori danni. I crolli, però, non sono stati massivi, come era avvenuto per Amatrice e Accumoli. L'energia del sisma è stata più diffusa ma meno devastante».

Questo, però, vuole dire un maggior numero di sfollati.
«Sono migliaia le persone rimaste senza casa. Per questa ragione abbiamo messo in campo 980 vigili del fuoco, con 450 mezzi e 4 elicotteri che sono stati in volo sin dalle prime ore dell'alba per una ricognizione dei danni. Oltre alle forze presenti sul territorio. A tutti loro abbiamo chiesto un raddoppiamento del turno, praticamente lavoreranno tutto il giorno. A noi spetta il compito di effettuare le verifiche e accertare lo stato degli immobili. Il nostro piano operativo è entrato immediatamente in azione anche per tentare di recuperare le opere d'arte che sono molto presenti in quelle zone e che il sisma non ha risparmiato».

E poi ci sono quelli che hanno lasciato le case di corsa, abbandonando tutto.
«Sono proprio loro che chiedono ai Vigili il maggiore aiuto. A questo scopo abbiamo predisposto 10 Ucl, Unità comando locali, che si muovono da una parte all'altra dell'Italia e hanno il compito di entrare nei luoghi disastrati e di recuperare gli effetti personali. Chi è scappato via dopo una scossa, è terrorizzato all'idea di ritornare dentro casa. E i vigili di queste Unità sono lì per aiutarli».

Dal momento della prima scossa, quante richieste di intervento avete ricevuto?
«Sono state migliaia, tantissime anche a Roma, dall'Eur alla Nomentana. Durante la notte è stata una chiamata continua».

È una realtà con la quale dovremo imparare a convivere?
«Non è una novità che l'Italia abbia delle zone ad alto rischio sismico. C'è una fragilità enorme nel cuore del nostro paese. Negli ultimi sette anni abbiamo avuto quattro forti terremoti, che hanno causato vittime e distruzione. Sono eventi che non si possono prevedere. L'unica difesa è una buona prevenzione».

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