Parma, alluvione del 2014: sindaco Pizzarotti indagato anche per disastro colposo

Parma, alluvione del 2014: sindaco Pizzarotti indagato anche per disastro colposo
di Stefania Piras
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Mercoledì 8 Giugno 2016, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 09:16

Disastro colposo per un'alluvione del 2014. È l'ipotesi di reato sul quale indaga la Procura di Parma che la scorsa settimana ha iscritto nel registro degli indagati anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, in qualità di responsabile della protezione civile della città. Il primo cittadino emiliano era già nel mirino della magistratura per abuso d'ufficio, ovvero le nomine dei vertici del Teatro Regio scelte senza passare da un bando di ricognizione non vincolante precedentemente emesso.
 

 


Questa indagine, e la sua mancata comunicazione allo staff M5S di Milano, è costata a Pizzarotti la sospensione dal M5S. L'alluvione risale al 13 ottobre 2014, quando a seguito di pioggie torrenziali durate diverse ore il torrente Baganza esondò allagando di fango e acqua un quartiere intero, e travolgendo dei container, veri e propri insediamenti produttivi, imbullonati nel letto del fiume. Erano i giorni di Genova, degli angeli del fango, delle contestazioni a Grillo: "Beppe vieni a spalare". I danni a Parma non furono meno vistosi. Un ospedale costruito proprio accanto al greto del fiume il giorno dopo si svegliò come un'isola circondata da un lago di fango. Si contarono decine di milioni di euro di danni, ma per fortuna nessuna vittima. I sanitari si accorsero subito che il livello del fiume stava pericolosamente salendo e quando l'acqua è iniziata a entrare nel seminterrato dovettero trasportare fuori con lettighe di emergenza i malati ricoverati.

Si poteva evitare? È la domanda a cui sta cercando di rispondere il pm Paola Dal Monte che ha vagliato da cima a fondo tutta la filiera delle allerte meteo arrivate a Parma prima del 13 ottobre. Il sindaco Pizzarotti ha sempre fatto notare che in quei giorni ne arrivarono diverse e tutte con un grado medio alto di criticità, avvisi a cui spesso in passato non era seguito un evento meteo traumatico. C'è però un fax partito dalla prefettura sabato 11 ottobre alle 13:49 e protocollato al comune di Parma solo lunedì 13, lo stesso giorno del disastro. Lo stesso fax inviato dalla Protezione civile regionale sarebbe arrivato a uffici chiusi, dunque. Chi doveva ricevere e trasmettere quegli allarmi? Chi avrebbe dovuto attivarsi? Per capirlo il cerchio degli indagati è ovviamente più esteso e comprende anche il comandante della polizia municipale, Gaetano Noè, il dirigente della protezione civile regionale, Gabriele Mainetti, e di quella provinciale, Gabriele Alifraco, e l'ex responsabile del servizio tecnico di bacino, Gianfranco Larini.


Al sindaco che è in Cina per un viaggio istituzionale, non è arrivata alcuna informazione di garanzia, ma solo perché finora la Procura non ha svolto atti che richiedano la presenza di un difensore. In Comune si aspettavano sviluppi sull'indagine che considerano un atto dovuto: "In tutti questi eventi meteo avversi il primo indagato è il sindaco ma siamo sicuri di aver operato bene". La paura fu tanta quel giorno che a mente fredda l'amministrazione decise di rinnovare il piano di protezione civile e di acquistare un sistema di allerta telefonica che avvisasse i cittadini casa per casa. Il fascicolo era stato aperto contro ignoti dal Pm pochi giorni dopo l 'esondazione. Anche un'associazione dei consumatori consegnò un esposto in Procura e pure il capogruppo Pd in consiglio si rivolse alla magistratura per denunciare la mancanza di un piano di protezione civile. Le indagini sono state condotte in questi mesi dal Corpo forestale dello Stato e dalla stessa polizia municipale. Nulla pero ' trapela sul fronte investigativo anche se l 'attenzione è su tutto il sistema dell 'allerta della protezione civile. In particolare sulla catena di comunicazione delle allerte meteo.  La notizia dell'indagine su Pizzarotti arriva il giorno dopo quella su Mario Puddu, sindaco M5S di Assemini che ha appreso dal giornale di essere coinvolto in un'indagine per abuso d'ufficio. Stavolta è una storia di mobbing. Una dirigente comunale ha dichiarato di essere stata vittima di una campagna denigratoria con un esposto in Procura.

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