Peschereccio rientrato a Mazara, ombre sul tentativo di sequestro libico

Peschereccio rientrato a Mazara, ombre sul tentativo di sequestro libico
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Domenica 19 Aprile 2015, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 11:23

E' arrivato poco dopo la mezzanotte nel porto nuovo di Mazara del Vallo il peschereccio Airone, con sette uomini d'equipaggio a bordo (quattro tunisini e tre italiani), sfuggito a un tentativo di sequestro venerdì scorso mentre era impegnato in una battuta di pesca del gambero rosso, 27 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali ma che la Libia ritiene di sua esclusiva pertinenza.

L'imbarcazione è stata accolta da un gruppo di mazaresi, presenti anche le mogli del comandante Giuseppe Figuccia e del capo tecnico Mario Salvato.

L'equipaggio è stato interrogato dal pm della Procura di Marsala Antonella Trainiti, che sulla vicenda ha aperto un'inchiesta per accertare quanto accaduto la mattina di venerdì scorso, quando intorno alle 7 il peschereccio italiano è stato fermato dai militari di Misurata.

Starebbe intanto per essere rilasciato il militare libico che era salito a bordo del peschereccio. È quanto si apprende da fonte interessata nell'inchiesta.

La sua posizione è al vaglio della Procura distrettuale di Catania che ha trattenuto questa parte del fascicolo e trasmesso a Marsala il

resto dell'inchiesta.

Dalle riprese di una troupe di Sky, che si trovava sulla motovedetta libica per un servizio sull'immigrazione, emergono comunque molti dubbi sulla versione diffusa finora sulla vicenda dalle autorità italiane. Nelle immagini si vedono infatti le fasi dell'abbordaggio. «Dovete tirare le reti - dice in italiano un militare libico -. Vogliamo i vostri documenti, se possibile, per favore». I documenti vengono calati dentro una busta di plastica e visionati a bordo. «Dobbiamo andare verso Misurata», dice ancora un militare libico.

Il comandante italiano risponde: «Non si può lasciar perdere? Siamo qui per un pezzo di pane». «Non si può. Uno dei nostri deve venire con voi». Si vede un militare del rimorchiatore di Misurata saltare sul peschereccio disarmato. Poi, le immaginidei momenti successivi non ci sono, i libici perdono contatto con l'uomo salito a bordo e poco dopo vengono informati che il peschereccio è diretto verso l'Italia scortato da una nave della marina italiana.

I militari hanno così tratto in salvo i sette componenti dell'equipaggio dell'Airone, uno dei quali è rimasto leggermente ferito durante il blitz e fermato il militare libico che era al bordo del motopesca, poi trasferito sulla nave della Marina.

L'azione lampo italiana era stata bollata come «atto di pirateria» da Ramadan al Moatiq, portavoce del comune di Misurata. Secondo il funzionario, quanto accaduto potrebbe compromettere i rapporti bilaterali italo-libici.

La procura di Mazara, oltre ad avere sentito i membri dell'equipaggio ha visionato le immagini di Sky. Sembra confermato, intanto, che l'allarme alla Marina Militare Italiana è stato dato dagli altri due pescherecci che si trovavano nell'area dove era avvenuto l'abbordaggio dell'Airone.

I sette marinani del peschereccio Airone sono stati ascoltati fin quasi alle 4 di stamani. «Rifarei tutto quello che ho fatto per portare in salvo il mio equipaggio - ha detto il comandante del peschereccio, Angelo Figuccia, 44 anni - In quell'area si corrono sempre rischi».

La protesta delle mogli. Arrivate con le bimbe per abbracciare i loro mariti, Annamaria Licari ed Elisa Asaro, mogli di Figuccia e Salvato, sono state inizialmente rimandate indietro dai carabinieri che proteggono il varco al molo 1 del porto di Mazara del Vallo. «Questo sarebbe lo stato? - ha gridato Licari -. Dov'era quando mio marito è andato per mare ed è finito nelle mani dei libici?». La signora ha spiegato che «quando ho appreso la notizia ho pensato che non avrei più rivisto Mario, che già il 9 giugno 2012 era stato sequestrato sempre davanti alle coste libiche». Poi sono state fatte entrare sul molo.

Fuori dai cancelli del porto anche il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, mentre al sindaco Nicola Cristaldi è stato consentito di entrare insieme ai familiari. Poco prima il sindaco aveva lamentato le condizioni del porto «rimasto al buio perché la Regione siciliana non ha i soldi per l'impianto di illuminazione e non consente al Comune di realizzarlo perché non è di propria competenza».