'Ndrangheta, preso il latitante Marcello Pesce detto "U Ballerinu"

Marcello Pesce
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Giovedì 1 Dicembre 2016, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 09:28

È stato catturato dalla polizia di Stato a Rosarno (Reggio Calabria) il latitante Marcello Pesce, boss della 'ndrangheta ricercato per associazione di stampo mafioso.

Marcello Pesce, detto "U Ballerinu", fa parte dell'omonima cosca guidata da Antonino Pesce, operativa nella Piana di Gioia Tauro e con propaggini in Lombardia e tutto il Nord Italia. È stata la stessa polizia di Stato a comunicare la cattura di Marcello Pesce sul suo profilo Twitter.

Era ricercato dal 26 aprile 2010, quando sfuggì alla cattura nell'operazione «All inside». L'uomo, al momento dell'irruzione degli agenti dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria, era in camera da letto e non era armato. Non ha opposto resistenza ed è stato arrestato insieme a due uomini, padre e figlio, che erano nell'appartamento con lui.

Condannato in appello a 16 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa, Marcello Pesce è ritenuto dagli investigatori il capo strategico dell'omonima cosca, una delle più potenti dell'intero panorama 'ndranghetista. Pesce era tra i latitanti di 'ndrangheta più importanti ancora liberi.

È appassionato di calcio, tanto da essere stato presidente e proprietario - direttamente o indirettamente - di due squadre dilettantistiche. Ma non era solo passione. Col controllo di squadre come l'Interpiana di Rosarno, od il Sapri (Salerno), Pesce contava anche di raccogliere l'ammirazione dei tifosi e quindi il consenso per la sua organizzazione criminale. Figlio di Rocco e nipote del defunto boss Giuseppe, "il Ballerino" è ritenuto il capo indiscusso dell'omonima cosca. Negli ultimi anni, ad accusarlo, era stata anche sua cugina, Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, divenuta collaboratrice di giustizia.

Negli anni '90 fu coinvolto insieme all'ex capo della loggia P2 Licio Gelli nell'inchiesta su mafia, politica e massoneria avviata dall'allora procuratore di Palmi Agostino Cordova. I due, oltre a politici e presunti 'ndranghetisti, furono poi assolti nel marzo del 1995 dai giudici del Tribunale di Palmi. L'inchiesta riguardava il presunto intreccio tra un'organizzazione dedita al traffico di droga con armi con il mondo politico ed affaristico con conseguente voto di scambio. 

​Secondo l'accusa, le cosche Pesce-Pisano si erano federate tra di loro per gestire i traffici illeciti con uomini di fiducia che operavano in Toscana, Liguria, Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Puglia, Campania e Calabria. A Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, c'era la base operativa e decisionale dell' organizzazione. All'inchiesta avevano contribuito anche alcuni pentiti. 


«Un uomo molto particolare, anche molto colto. Sono stati trovati libri di Proust e Sartre nel covo dove si nascondeva». Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Gaetano Paci, ai microfoni di SkyTg24, a proposito di Marcello Pesce. «È inevitabile che sia stato trovato a casa sua - ha aggiunto il procuratore Paci - Un latitante che è anche capo operativo, in questo caso anche capo strategico, deve stare nel suo territorio e deve avere il controllo della situazione».

«Appartiene a una delle famiglie più blasonata della piana di Gioia Tauro e di Rosarno in particolare: quella dei Pesce, da sempre trafficanti di droga e con il controllo del territorio - ha sottolineato Paci - Lui è stato condannato per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni a 16 anni, è latitante da sei anni e dalle nostre risultanze è emerso che si tratta di un soggetto altamente operativo ma di una operatività molto raffinata». «Le indagini - ha concluso Paci - durano da oltre tre anni e hanno avuto una importante intensificazione negli ultime sei mesi. Si sono avvalse esclusivamente di attività tecnica e di osservazione sul territorio, un territorio peraltro difficile da permeare all'attività di indagine».

«Oggi è una bella giornata per l'Italia: un pericoloso latitante, ricercato in campo internazionale da sei anni, è stato assicurato alla giustizia, ha commentato il ministro degli Interni Angelino Alfano.
«La sua cattura, a Rosarno, è il risultato di una intensa attività investigativa degli uomini della polizia di Stato di Reggio Calabria, che hanno lavorato con competenza e determinazione. È dunque un successo investigativo di alto livello - ha sottolineato il ministro che si è complimentato con il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli -, a conferma del nostro quotidiano impegno sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, perchè i cittadini possano sentirsi sicuri e credere sempre di più della forza delle Istituzioni».

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