Omicidio Meredith, dieci anni dopo, la sorella chiede giustizia: caso abbandonato?

Omicidio Meredith, dieci anni dopo, la sorella chiede giustizia: caso abbandonato?
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Mercoledì 1 Novembre 2017, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 14:33

Sono passati dieci anni esatti dall'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia in circostanze misteriose. In una lettera al legale della famiglia, l'avvocato Francesco Maresca, la sorella di Meredith, Stephanie, torna a chiedere giustizia: «Il caso è stato abbandonato?», è la domanda che pone, sostenendo che per i giudici Rudy Guede - unico condannato a 16 anni di reclusione - «non era solo». «Dieci anni fa, oggi, le nostre vite sono cambiate per sempre. Il nostro mondo è stato distrutto da ciò che si potrebbe definire come un'altra notizia di cronaca. Nonostante ci si rattristi sempre per il numero crescente di morti che appaiono quotidianamente nei telegiornali è comunque qualcosa che non penseresti mai ti possa accadere. Il primo novembre, il giorno in cui Meredith ci è stata brutalmente portata via, è indelebile nella mia mente. Mi hanno chiesto, ovviamente, come la ricorderemo e come ci sentiamo oggi, il giorno del decimo anniversario dalla sua morte. Come possono capire coloro che hanno perso qualcuno di caro, o coloro che hanno vissuto la tragedia di perdere qualcuno in maniera così brutale, vi possiamo dire che il dolore e il senso di impotenza non si affievolisce mai», ha scritto Stephanie, dicendosi «delusa dal sistema giuridico italiano in quanto si è contraddetto più volte nelle sue decisioni e non ha cercato nuove piste investigative».

«Tutti sappiamo che Guede non era solo, ma sappiamo anche che per lo Stato italiano non ci sono altri colpevoli - ha ricordato invece Maresca - Ricordiamo ancora oggi la povera Meredith, pensando al suo splendido sorriso che abbiamo conosciuto dalle foto. Le parole della sorella devono servire da monito per un impegno ancora maggiore nella ricerca dei responsabili di delitti così efferati che hanno contraddistinto la cronaca italiana degli ultimi anni».

 

Intanto la famiglia Kercher ha ricordato Meredith con un momento di raccoglimento privato nel cimitero alle porte di Londra dove è sepolta. Ma per don Saulo Scarabattoli, a lungo cappellano della sezione femminile del carcere perugino, a dieci anni dall'omicidio sono «speranza e serenità» le parole che devono segnare oggi quella vicenda. «Serenità nella vita eterna per Meredith, ma anche per Amanda Knox». Per don Saulo, che ha conosciuto bene Amanda durante la sua lunga permanenza in carcere, con il tempo che è passato «si sono attenuati i colori, ma rimane comunque una sensazione di dolore». «È però svanita - ha aggiunto - quella cappa di piombo che c'era su Perugia per l'omicidio di Meredith. Un'etichetta oscura fortunatamente scomparsa un pò come fa la nebbia».

Anche la città di Perugia sembra vivere nell'indifferenza il decimo anniversario del delitto, che pure l'ha segnata negli ultimi anni. L'omicidio è avvenuto in un casolare a ridosso del centro, in via della Pergola, che adesso è tornata abitata. Torna a parlare anche Patrick Lumumba, arrestato nelle primissime fasi dell'indagine e poi tornato in liberà due settimane dopo, venendo poi prosciolto da ogni accusa perché risultato del tutto estraneo.

«È un brutto ricordo che non si cancella» ha detto. Quando venne arrestato Lumumba gestiva un pub nel centro di Perugia. Locale poi chiuso. «Dopo ho preso la laurea specialistica in relazioni internazionali e ora vivo tra Perugia e la Polonia, il Paese di mia moglie». Chi è tornata negli Usa subito dopo avere riacquistato la libertà è invece Amanda Knox, che ha costruito una carriera come scrittrice e giornalista, oltre che diventare star di un documentario su Netflix. La giovane di Seattle venne arrestata il 6 novembre 2007 insieme a Raffaele Sollecito. Il giovane pugliese, ingegnere informatico, lavora in proprio e «sta cercando la sua dimensione» dice il padre, Francesco, che parla di «una ferita ancora aperta che forse mai si rimarginerà» nonostante l'assoluzione.

Raffaele e Amanda, allora fidanzati e sempre proclamatisi innocenti, furono condannati in primo grado e quindi assolti in appello tornando liberi. Una sentenza che però venne annullata in Cassazione che dispose un nuovo processo di secondo grado a Firenze terminato con la loro condanna. Quindi la definitiva assoluzione in Cassazione. Chi invece continua a scontare la sua condanna a 16 anni di reclusione è invece Rudy Guede. L'unico ad avere scelto il rito abbreviato dopo avere ammesso di essere stato presente nella casa del delitto. Negando però, anche lui, di avere ucciso Meredith Kercher.

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