Le indagini, condotte dal Compartimento Polizia Postale della Basilicata con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, hanno rilevato, «anche in questa occasione, la trasversalità dei profili dei responsabili». Vi era, ad esempio, un perito elettronico, supervisore di una azienda farmaceutica, con precedenti specifici risalenti al 2002-2003.
Un operaio generico, tuttora in stato di detenzione, residente presso i genitori, nella casa dei quali custodiva tutto il materiale pedopornografico all'interno di una stanza chiusa a chiave, dove solo lui aveva accesso, e tappezzata di poster con giovani attrici dall'aspetto adolescenziale. Tra loro, anche un ultrasettantenne, cardiopatico e diabetico, ex direttore di un ufficio postale, a casa del quale sono stati rinvenuti 21.000 file (15.000 immagini e 6.000 video) con abusi su minori anche di tenera età, nonché fumetti pedopornografici, tutto catalogato e salvato su hard disk esterno e pen drive. Non è mancato neanche un ingegnere elettronico, colto in flagranza, mentre era intento a condividere una cartella con 600 file su circuito peer-to-peer. C'era, infine, un pensionato, ex operatore ecologico, peraltro nonno di due nipotini di 8 e 10 anni, che aveva l'abitudine di scaricare sul pc portatile e custodire il materiale pedopornografico su pen drive (ben 47) rinvenute sparse in tutto l'appartamento.
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