Pedofilia, la confessione delle vittime: «Volevamo guadagnare soldi con i gay»

Pedofilia, la confessione delle vittime: «Volevamo guadagnare soldi con i gay»
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Giovedì 11 Febbraio 2016, 15:32
«Volevamo guadagnare soldi con i gay». Questa l'iniziale volontà del gruppo di ragazzini coinvolti nell'inchiesta bresciana sulla pedofilia. «La loro idea originaria era quella di incontrare i soggetti, di chiedere il pagamento anticipato della prestazione sessuale per poi scappare. Se il cliente non accettava la condizione del pagamento anticipato l'incontro saltava», si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.

«Ai propri interlocutori non mentivano mai sulla loro reale età, del resto direttamente percepibile al momento degli incontri», scrive il Gip Alessandra Sabatucci.

Il sacerdote. Sono tre gli episodi contestati a don Diego Rota, parroco, sospeso, della parrocchia di Solza nel Bergamasco e agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta contro la prostituzione minorile della Procura di Brescia.

Il sacerdote, che si muoveva a bordo di un Suv scuro, secondo le indagini dei carabinieri di Brescia, avrebbe intrattenuto rapporti sessuali a pagamento con due minori e tentato di ottenere prestazioni sessuali da un altro giovane che non sarebbero avvenute per l'intervento del fratello del ragazzo.

Il pm chiede il carcere, ma il gip lo nega. Il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani aveva chiesto il carcere per le dodici persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta bresciana sulla prostituzione minorile.
Il Gip Alessandra Sabatucci che ha invece disposto i domiciliari ha spiegato che «sebbene alcune abitazioni degli indagati siano servite da luogo di incontri, non vi sono ragioni per ipotizzare che gli stessi non rispettino le prescrizioni annesse alla misura».
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