Parma, tunisino seviziato e ucciso: restano in carcere i sei arrestati

Mohamed Habassi
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Giovedì 26 Maggio 2016, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 13:26
Restano tutti nel carcere di via Burla a Parma i sei membri della banda che, come nel film Arancia meccanica, hanno seviziato, torturato e lasciato morire dissanguato Mohamed Habassi, il 33enne tunisino trovato senza vita l'11 maggio nella sua abitazione di Basilicagoiano, paese della provincia di Parma. L'autopsia ha confermato che nessuno dei colpi inferti all'immigrato era mortale: il decesso è avvenuto al termine di una lunga e terribile agonia. 

I sei, imbottiti di cocaina e rum, si sono presentati nella notte a casa dell'uomo per convincerlo a lasciare l'appartamento. Da diversi mesi, dopo la morte della compagna, il 33enne aveva smesso di pagare l'affitto e nonostante lo sfratto non aveva ancora abbandonato lo stabile. Al comando della terribile spedizione punitiva Luca Del Vasto, 46 anni, titolare di un bar della provincia di Parma e compagno della padrona di casa. Al suo fianco Alessio Alberici, 42 anni, fumettista molto conosciuto a Parma, e quattro operai rumeni residenti nel parmense assoldati per partecipare al raid.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, i sei hanno fatto irruzione nella casa armati di mazze da baseball, spranghe di ferro e tenaglie. Habassi è stato colpito a turno da tutti i componenti della banda e Del Vasto avrebbe infierito su di lui mozzandogli con una pinza il mignolo di un mano e l'alluce del piede destro. Un linciaggio brutale durato circa mezz'ora con le urla dell'uomo sentite nitidamente non solo nello stabile ma anche nelle palazzine adiacenti.

Alla fine, purtroppo quando era già tardi, è scattata la chiamata al 112 con i Carabinieri che sono arrivati sul posto quando l'uomo era già morto. Il primo ad essere fermato è stato Alberici, che ancora vagava in stato confusionale attorno all'abitazione, poi è toccato agli altri componenti del commando. Per tutti ora l'accusa è di concorso in omicidio con le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. La posizione dei romeni potrebbe tuttavia alleggerirsi

Resta ancora risposta, per ora, la domanda sul perché nessuno abbia dato prima l'allarme, una domanda che si è posta anche il Procuratore Capo di Parma Antonio Rustico: «Se qualcuno invoca aiuto con grida strazianti è chiaro che bisogna telefonare alle forze di polizia».

Concluse invece a tempo di record le indagini con anche il plauso del Generale di Corpo d'Armata Carmine Adinolfi, Comandante dell'Interregionale Carabinieri «Vittorio Veneto», che oggi ha fatto visita alla caserma di Parma proprio per complimentarsi con i militari che hanno condotto l'operazione.
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