Il paradosso/Quando dire la verità è peggio di una bugia

di Sebastiano Maffettone
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Sabato 31 Dicembre 2016, 00:02
Il sottoscritto ha sempre pensato che le Feste non giovino alla salute mentale. Per prima cosa, non ci siamo abituati, e spezzare i ritmi consueti è pericoloso. In secondo luogo, si mangia più del dovuto. Ma più di ogni altra cosa si crea l’aspettativa di qualcosa di straordinario che poi non si realizzerà.

Il risultato del clima festivo è quindi di solito una solenne delusione. E spesso e volentieri le delusioni rivelano sociopatie normalmente latenti. Questo cappello fin troppo generico può ben servire a commentare un fatto invece assai speciale che è accaduto ieri a Roma: sede, il magnifico Auditorium progettato da Renzo Piano; occasione, la proiezione di un film per bambini intitolato “Disney Frozen” (che in questi giorni di tramontana ci sta pure bene visto che frozen vuol dire congelato), il tutto accompagnato da un’orchestra che suonava dal vivo. Niente di più tipicamente festivo, in buona sostanza.

Eppure, mentre meno te lo aspetti, l’evento bizzarro di cui si diceva. Pare che - non ancora finito lo show - molti bambini con parenti e accompagnatori si siano alzati dal loro posto per lasciare la sala. Ciò - da quel che si comprende - non sarebbe avvenuto senza rumore e quel po’ di caos che consegue a cerimonie siffatte. Rumore e caos che avrebbero provocato l’ira - quanto giusta o ingiusta non spetta stabilire - del giovane direttore d’orchestra, che microfono alla mano, terribilmente indispettito, avrebbe gridato dal palco: «E comunque Babbo Natale non esiste!». Urlo quest’ultimo che, a sua volta, avrebbe suscitato sgomento e frustrazione nella infantile platea e nell’adulta congerie dei loro accompagnatori. Risultato 1: proteste vivaci assai degli spettatori contro gli organizzatori sia in loco sia ex post via social network.

Risultato 2: gli organizzatori si sono scusati con tutte le loro forze, e sono arrivati a licenziare - comunicandolo ai protestatari - l’improvvido direttore.
Qualcuno, ne sono certo, commenterà tutto ciò dicendo: «Con tutti quelli che tirano le cuoia in Siria, proprio di queste sciocchezze s’ha da parlare…», o simili. Non contesto la tesi, ma pure sembra quantomeno curioso che qualcuno sia licenziato ed esecrato per avere detto quella che in fin dei conti (almeno per la maggior parte di noi) è la verità. Sarebbe a dire che Babbo Natale non esiste. Il punto però - come avrà immediatamente afferrato l’astuto lettore - non consiste nell’appurare la verità della frase contestata. «Dire che ciò che è è, che ciò che non è non è - sosteneva il profondo Aristotele - rappresenta quello che sappiamo della verità».

E, a essere onesti e pur volendo mantenere tutti i dubbi del caso, non ci sono prove dell’esistenza di Babbo Natale. Per cui, l’improvvido direttore - da questo punto di vista - non avrebbe avuto torto nell’esprimere il suo rabbioso parere su Babbo Natale. Ma la questione non è ontologica (non riguarda cioè la natura di ciò che è), ma sostanzialmente pratica. Il che - fuor di filosofese - vuol dire che si tratta di vedere se sia opportuno o meno, e persino se sia eticamente giusto, infrangere le speranze, i sogni e i miti di tanti bambini, così semplicemente per fare un dispetto. Certo, i bambini erano stati con ogni probabilità maleducati, e quel che peggio con il tacito consenso dei loro parenti. Certo, l’arte, e più di ogni altra forse la musica, possiede un’aura che è doloroso infrangere. Insomma, c’erano delle scusanti per il direttore. Ma, tutto sommato e considerato, io credo che egli abbia fatto male. Non avrebbe dovuto dire che Babbo Natale non esiste perché - così facendo - ha provocato a causa dell’ira un inutile trauma a dei bambini forse un po’ cialtroni ma sicuramente innocenti (non è colpa loro se non gli hanno spiegato che Mozart vale più di calciatori e veline). 

Ciò detto, mi dissocio dalla sanzione inferta al direttore, cioè il licenziamento. Avrei - se non altro per ironia - inferto lui una punizione diversa. Del tipo: cento ore di baby sitting con l’obbligo di insegnare ai pargoletti il pentagramma... 
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