Pamela, spuntano le impronte di un tassista. Solo Oseghale nell'attico dell'orrore

Pamela Mastropietro
di Andrea Taffi
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Venerdì 30 Marzo 2018, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 19:09
C'era solo Innocent Oseghale nell'attico dell'orrore di via Spalato dove è stata uccisa Pamela Mastropietro, la 19enne romana scappata il 29 gennaio dalla comunità di recupero, i cui resti sono stati rinvenuti in due trolley 36 ore dopo nella prima periferia del capoluogo. È una mazzata per l'accusa, il contributo che arriva dal Ris consegnato ieri al capo della procura maceratese Giovanni Giorgio.
 
 
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La lunga fase delle attribuzioni dei reperti plantari, palmari, digitali e biologici raccolti dai carabinieri del reparto speciale trova il suo capolinea esattamente a due mesi dal cruento ed efferato delitto che ha scosso la tranquilla provincia marchigiana. Due mesi scadenzati nelle ultime settimane dai rinvii sulla consegna dell'attesa perizia e dopo che sui tre nigeriani, attualmente in carcere tra Ascoli e Ancona (in comune l'accusa di omicidio in concorso, occultamento, distruzione e vilipendio di cadavere), erano stati ripetuti i prelievi di impronte e Dna. Oltre ai vari sopralluoghi che il Ris aveva continuato e continuerà a svolgere nel luogo del delitto.

I RISCONTRI
L'esito della perizia consegnata ieri indebolisce la ricostruzione inquirente per cui Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima si sarebbero trovati per sei ore insieme nello stesso luogo insieme a Pamela che salita in mattinata da Corridonia per comprare una dose di eroina, ha invece incontrato una tragica fine. Il riscontro fornito dal perito informatico Luca Russo sulla base di tabulati e celle telefoniche quindi non trova un corrispettivo con i reperti che al filtro finale delle attribuzioni convergono sostanzialmente sul padrone di casa, Innocent Oseghale ma non sugli altri due. Ci sono invece le impronte del tassista Moutong che nella seconda serata del 30 gennaio dopo cena aveva accompagnato Oseghale con i trolley a Pollenza dove poi vennero ritrovati. Moutong aveva ammesso di essere tornato sul posto per vedere cosa c'era in quelle valigie gelosamente custodite da Oseghale.

La notizia della consegna della perizia giunge insieme a quella di una nuova verifica del Ris in via Spalato: venerdì prossimo i carabinieri esamineranno la scatola di guanti in lattice trovata in casa di Oseghale per cercare eventuali impronte digitali. All'accertamento parteciperanno anche i legali dei quattro indagati, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, Gianfranco Borgani, Giuseppe Lupi e Paolo Cognini e i loro consulenti.

Intanto lo zio di Pamela, l'avvocato Marco Verni, ieri ha scritto su Facebook: «Sono avvocato e consigliere delle forze armate. Mi sono formato con loro, ai massimi livelli, ed oggi ho spesso il privilegio di formare io loro, per quel di mia competenza. Le nostre forze di polizia, se vogliono, sono tra le migliori al mondo, per cui dico, a chi ha barbaramente ucciso mia nipote: potete cambiare la vostra ridicola versione dei fatti, che io, passo passo, vi smonterò in tribunale, potrete trovare l'appoggio ipocritamente compassionevole di qualche politicante di turno, magari potrete anche pensare di farla franca, ipotizzando di prendervi gioco dello Stato italiano. Ma ricordate, non esistono delitti perfetti, ma solo investigatori distratti. Io non vi lascerò tregua. Con me lo staff del mio studio accanto agli inquirenti. E l'Italia tutta. Preparatevi a marcire nelle nostre patrie galere».
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