Busti bimillenari di Palmira danneggiati dall'Isis restaurati in Italia con tecnologie all'avanguardia

Busti bimillenari di Palmira danneggiati dall'Isis restaurati in Italia con tecnologie all'avanguardia
di Laura Larcan
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Martedì 28 Febbraio 2017, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 21:44

La cura dopo la devastazione. I volti martoriati ora appaiono risanati. Eccoli i due antichi busti provenienti dalla Valle dei morti di Palmira, la necropoli aristocratica alle porte della città imperiale, databili al II-III secolo d.C. vandalizzati dalla follia dell'Isis, che sono stati "curati" e possono ora rientrare in Siria. Lasciano Roma, le due opere millenarie, dove sono state ricoverate e "assistite" nei laboratori dell'Istituto superiore per la conservazione e restauro, per volare a Damasco, nel caveau della banca nazionale della città in attesa - chissà quando - di ritornare a casa, nel Museo nazionale di Palmira.
 

 


È stata un'impresa complessa e non poco emozionante, per l'equipe di restauratori romani mobilitata al San Michele, guidata da Gisella Capponi. La tecnologia all'avanguardia ha fatto il "miracolo" di ricostruire e integrare le profonde lacerazioni inferte ai due bassorilievi in calcare dalle picconate delle milizie di Daesh nelle giornate deliranti dell'ultima occupazione del sito archeologico. Dopo un’accurata campagna diagnostica condotta con le tecniche più avanzate, le lacune sono state ricostruite in virtuale e poi, tramite stampa in 3D, e riprodotte per "sinterizzazioni" di polveri e ancorate all’originale con vincolo reversibile. Di fatto sono state realizzate protesi perfette e rimovibili. “I tecnici – dichiara il Ministro Dario Franceschini - hanno terminato mirabilmente il restauro dei due busti di Palmira sfregiati dalla violenza distruttrice dell'Isis.

Questo importante restauro, che ha coinvolto l’alta professionalità, la dedizione e la passione espressa dai tecnici dell’Iscr, ha avuto un’ampia eco nazionale e internazionale ed è stato il frutto di una complessa operazione diplomatica, favorita anche dall’associazione Incontro di Civiltà guidata da Francesco Rutelli, capace di dimostrare l’affidabilità e la serietà del nostro Paese e l’eccellenza riconosciuta a livello internazionale dei nostri istituti di restauro. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questo delicato lavoro permettendo di sottrarre all’oblio iconoclasta due opere di inestimabile valore”.

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