Il dibattito/Se il Paese fa squadra per i Giochi

di Romano Prodi
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Domenica 21 Agosto 2016, 00:05
Oggi sarà assegnata anche l’ultima medaglia, con la fine di un’Olimpiade che, come sempre avviene, ha visto confrontarsi i migliori atleti di tutto il pianeta. Un avvenimento squisitamente sportivo. A Rio de Janeiro, tuttavia, le gare non si sono svolte soltanto tra gli atleti negli stadi e nelle arene. Sembra anzi, come riferisce in dettaglio il New York Times, che le dispute più feroci siano avvenute non nei campi da gioco ma nelle hall degli alberghi.

Non tra gli atleti ma tra i rappresentanti dei paesi che gareggiano per l’assegnazione delle Olimpiadi del 2024.
Una sfida che si gioca ormai fra quattro città: Los Angeles, Parigi, Roma e Budapest. Il prestigioso giornale americano, senza apparentemente parteggiare per nessuno, non nomina nemmeno la capitale ungherese, ma ricorda come le moderne olimpiadi siano state tutte accompagnate da un pesante deficit: fatta eccezione, guarda il caso, per le Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Quanto a Parigi viene fatto solo un accenno all’ipotesi di spesa che la capitale francese ha preventivato, cioè sette miliardi di dollari.

L’unico attacco diretto riguarda Roma, proprio perché è un avversario temibile. È infatti dal lontano 1960 che Roma non organizza i giochi olimpici e le immagini di questo grande avvenimento ritornano sempre sull’etiope Abebe Bikila che termina scalzo ma da trionfatore la maratona, di fronte all’incomparabile scenario del Colosseo.
Nelle critiche a Roma l’aspetto economico è dominante e la posizione della Città Eterna viene posta sotto una luce negativa usando le parole dell’attuale sindaco, parole che mettono in rilievo come la debolezza del bilancio della città non sia in grado di affrontare le spese necessarie per organizzare in modo efficace un avvenimento così complesso e costoso.

Insomma, secondo la filosofia dominante, una moderna olimpiade deve essere leggera per i bilanci pubblici e deve essere appoggiata da tutta la comunità politica della città chiamata ad organizzarla. Così come è stato il caso dell’insperata assegnazione dell’Expo di Milano ottenuta, contro le quotatissime candidature di Seul e Smirne, solo per effetto di una battaglia congiunta tra le forze politiche schierate sui diversi fronti.

Eppure una via d’uscita esiste. Tra le ipotesi di cambiamento elencate con una certa sufficienza dal New York Times, cioè quella di fare svolgere tutte le olimpiadi future ad Atene o di limitarne l’organizzazione a poche città in preordinata successione fra di loro, ne esiste una che dovrebbe essere fatta propria dall’Italia.

Si tratta di un’alternativa già esposta, forse prematuramente, dal Messaggero nel dicembre 2013 e sostenuta nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, e cioè che sia una sola città titolare dell’Olimpiade ma che i giochi si distribuiscano fra diverse città, ognuna con la sua storia, le sue tradizioni ma anche con gli impianti, le infrastrutture e la capacità ricettiva già pronte per ospitare la massima e più antica competizione sportiva del pianeta. L’atletica e la maratona a Roma, il ciclismo al nuovo Vigorelli di Milano, la lotta greco-romana o il pugilato in uno scenario come il teatro greco di Taormina, l’Arena di Verona o lo stesso Colosseo, il calcio centrato nel moderno stadio di Torino, i tuffi a Bolzano, la vela nel golfo di Napoli, la pallanuoto a Genova, il tiro a segno a Brescia dove ha sede la più antica fabbrica di armi del mondo...

Per un paese come l’Italia l’elenco può continuare ancora a lungo. Mi limito solo a sottolineare il fatto che una simile scelta, oltre che a offrire un’immagine unica del nostro paese, verrebbe incontro alle due esigenze che vengono prepotentemente e giustamente messe in primo piano, cioè la sostenibilità degli investimenti e l’appoggio politico condiviso da tutti i proponenti.

Sono convinto che la proposta di fare partecipare all’organizzazione delle Olimpiadi non unicamente Roma ma il paese intero possa trovare l’unanime appoggio non solo di tutte le forze politiche della Capitale ma anche dei tanti sindaci che avrebbero l’occasione di presentare di fronte al mondo le proprie città con la loro storia e la loro bellezza. Sarebbe anche un esempio di maturità politica dell’Italia, maturità che si esprime dividendosi di fronte alle scelte rispetto alle quali la diversità significa una distinta interpretazione di valori e di interessi ma restando uniti quando è in gioco l’interesse comune.

Credo che nemmeno Los Angeles possa presentarsi di fronte a coloro che devono decidere l’assegnazione dei giochi olimpici del 2024 con una capacità di attrazione che, insieme a Roma, può avere l’Italia intera. Nemmeno gli Stati Uniti sono infatti in grado di fornire una forza evocativa di questo livello: cerchiamo perciò di sostenerla con un’adeguata forza politica.


 
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