È successo martedì in una scuola elementare di Padova dove sono iscritti i due fratelli, uno in seconda, l’altro in quinta. «Stare poco bene può succedere, soprattutto in inverno con i mali di stagione - afferma attonita la madre - ma i bidelli sono deputati, e pagati, per aiutare i bimbi in difficoltà. Io sono molto delusa dell'accaduto, che reputo gravissimo. Quando me l'hanno raccontato sono andata in escandescenze. Mio figlio, a scuola, non ha il compito di accudire suo fratello più piccolo».
Classe seconda, in cattedra la maestra. L'alunno chiede di andare in bagno. Il mal di pancia è violento e il sì a uscire dall’aula giunge in fatale ritardo. Quando il bambino arriva nella toilette è troppo tardi. Al mal di pancia si aggiunge la vergogna. Deve chiedere aiuto. La maestra, racconta la madre, fa intervenire la bidella la quale, invece di dare una mano al piccolo, ha un'altra idea: coinvolgere il fratello maggiore, che frequenta la classe quinta. Detto fatto, lo si chiama. Tocca a lui mettere le mani nella cacca, pulire il fratellino e cambiarlo. E se la cava bene, tanto che la bidella lo "sfrutta": «Già che ci sei, ecco carta, spray e deodorante, così puoi togliere anche le tracce rimaste sul pavimento e dare una lustrata alle piastrelle». Il bambino esegue disciplinato. Pudore, vergona, paura: tutto avviene sotto gli occhi degli altri alunni.
Ieri mattina l'incontro «chiarificatore» della madre con la dirigente dell'istituto comprensivo cui fa capo l'elementare del centro di Padova, la maestra e la bidella: tutti hanno porto le scuse da parte dell'istituzione scolastica. «La bidella ha raccontato che in quell'ora aveva il compito di guardare un'altra classe e aveva chiesto la collaborazione di una collega. Insomma, uno scaricabarile, ma l'importante - conclude la mamma dei due bambini - è essere riusciti a spiegarsi di persona». La famiglia non intraprenderà nessuna azione, ma rimane la delusione per un imbarazzo e un’umiliazione che si sarebbe potuto facilmente evitare.
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