Puglia, scontro fra treni: ora l'inchiesta si allarga al ministero

Puglia, scontro fra treni: ora l'inchiesta si allarga al ministero
di Leandro Del Gaudio
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Venerdì 15 Luglio 2016, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 09:40

ANDRIA Collaudi e manutenzione, appalti e commesse: insomma, tutto ciò che ha a che fare con la sicurezza (e con i controlli della sicurezza) da ieri è entrato formalmente nell'inchiesta di Trani. C'è una nuova mossa da parte dei pm che indagano sull'incidente ferroviario che ha provocato 23 vittime e una cinquantina di feriti: ieri mattina, blitz mirati sono stati disposti per acquisire carte e documenti (tra cui anche immagini e tracciati informatici) nelle due stazioni, negli uffici della Ferrotramviaria (società che gestisce i convogli sulla tratta teatro del disastro), ma anche in alcuni uffici degli enti locali. In particolare, forte di una delega ad hoc, la Mobile di Bari bussa alle porte dell'Ustif di Bari (struttura periferica del ministero delle Infrastrutture e Trasporti), l'ufficio che si occupa di tutti i trasporti a linea fissa, comprese i tratti in concessione, come la ferrovia del Nord barese.

OMICIDIO COLPOSO PLURIMO
Cosa cercano gli uomini della pg? Tutto ciò che ha che vedere con la sicurezza? C'erano stati interventi di manutenzione? Si punta ad acquisire atti e carte relative a collaudi per la messa in esercizio, le autorizzazioni, ma anche eventuali verbali su controlli periodici sulla linea.

Chiara la strategia dei pm: gli inquirenti vogliono accertare se sono stati seguiti tutti i regolamenti, se sono state rispettate le norme e se vi siano in questo ufficio eventuali responsabilità connesse con quanto avvenuto la mattina dell'incidente. Inchiesta coordinata dal procuratore Francesco Giannella, è di ieri la notifica dei primi atti garantiti a carico dei due indagati. Omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario, indagine a carico del capostazione di Andria Vito Piccarreta e del suo collega di Corato Alessio Porcelli, i cui legali da questa mattina potranno prendere parte all'autopsia disposta sui corpi di tre vittime (due macchinisti e capotreno) dell'impatto. Ma cosa si legge nell'avviso di garanzia a carico dei capistazione? Sono accusati di «aver cagionato l'incidente ferroviario che ha provocato la morte di 23 persone e il ferimento di altri 50 passeggeri». Ma si tratta solo del filone iniziale dell'inchiesta, del livello - per così dire - elementare del fascicolo. È lo stesso procuratore di Trani a scandire bene il concetto: parlare solo di errore umano per spiegare questa tragedia «è assolutamente riduttivo». Segno della volontà di alzare il tiro delle indagini. Insomma, che ci sia stato un errore - o un equivoco o un difetto di comunicazione - appare abbastanza evidente, ma un disastro di questa portata è figlio di ben altre responsabilità. Specie a giudicare dal traffico ferroviario (e dal volume di affari) che si registra a nord di Bari.

LE RESPONSABILITÀ
Dopo il potenziamento dello scalo aeroportuale, con la creazione di un sistema di navette più rapido, c'è stata un'impennata di convogli, una sorta di boom che il sistema (fatto soprattutto da uomini) non ha retto: su un percorso di una trentina di chilometri, circolano ogni giorno (dalle 5.30 alle 24) oltre 150 convogli, con un ritmo di un passaggio ogni otto minuti nelle stazioni di Andria e Corato, quelle interessate dall'ormai famigerato binario unico. Troppi treni (spesso in ritardo) per quel braccio di ferrovia regolamentato solo dalla dedizione di un pugno di uomini. Cosa è successo martedì mattina? Ora la ricostruzione sembra chiara: si indaga sul passaggio di un terzo treno, che potrebbe aver generato l'equivoco che ha provocato lo schianto di altri due convogli sull'asse Corato-Andria. Proviamo a ricostruire quella manciata di minuti: ci sono due treni che provengono da Bari, uno dietro l'altro, distanziati da pochi minuti, che arrivano a Corato; il primo sarebbe partito da Corato ad Andria in modo regolare; a questo punto, però, il capostazione di Andria non ha atteso l'arrivo del secondo treno, probabilmente convinto che non ci fossero altri passaggi in senso opposto e ha dato il via libera al suo treno. Paletta verde da Andria, ecco muoversi il treno che invece non doveva partire, perché intanto si era messo in movimento anche l'altro treno in partenza da Corato. Possibile che a questo punto, dalla stazione di Andria il funzionario della Ferrovia si sia accorto dell'errore e abbia tentato di far saltare la densità di corrente (il blackout di cui hanno parlato alcuni testimoni), provando a interrompere la marcia dei treni con una mossa disperata ma inutile. Una ricostruzione che non accontenta i parenti delle vittime, che chiedono di conoscere «i veri colpevoli». Ma chi sono i «veri colpevoli»? Non lo dicono formalmente, ma gli inquirenti hanno le idee chiare e puntano l'indice su quanti - per interessi commerciali - hanno tollerato l'andazzo, hanno coperto una prassi fatta di pazienti scambi di messaggi da un punto all'altro di un binario troppo piccolo per ospitare il boom economico del nord barese.