«Dopo lo scontro, l'automobilista non si è fermato per prestare soccorso ed è fuggito. Per le lesioni riportate il giovane è stato sottoposto ad un immediato intervento all'arto per ridurre le fratture, con una prima prognosi di tre mesi. Grazie alla pronta segnalazione di una cittadina testimone dell'incidente, le indagini sono immediatamente scattate consentendo, nel giro di poche ore, l'individuazione di importanti indizi su quanto era accaduto e, soprattutto, sul veicolo autore dell'incidente», ha spiegato Altamura.
«Una successiva segnalazione ha permesso, la notte stessa del 16 aprile, il recupero dell'auto trovata abbandonata in via Corso. Dagli accertamenti il veicolo è risultato rubato, con una denuncia di furto a suo carico effettuata il giorno stesso dell'incidente da parte della ragazza del ventottenne veronese. Un tentativo di copertura-aiuto rapidamente smentito dalle prove acquisite durante le indagini che, con testimonianze, verifiche telefoniche, controllo immagini ed interrogatori, hanno portato alla luce la cronologia degli accadimenti e, soprattutto, l'effettivo diretto coinvolgimento nell'incidente del ventottenne arrestato», ha spiegato.
«Per il giovane è stato quindi richiesto dal Pubblico ministero Valeria Ardito la misura cautelare a suo carico, prima azione di questo tipo in Italia dopo l'introduzione delle nuove norme in materia.
Da rilevare - ha concluso Altamura - che il giovane, ora ai domiciliari, il giorno del sinistro aveva la patente sospesa per una precedente guida in stato di ebbrezza. A seguito del nuovo reato, la patente del giovane è stata nuovamente sospesa e, in caso di condanna, potrà essere revocata definitivamente per 12 anni, come previsto dalle nuove norme introdotte a fine marzo. Nella medesima indagine risultano indagati per favoreggiamento il padre e la fidanzata del ventottenne. Il fenomeno della pirateria stradale è purtroppo in aumento ma, allo stesso modo, cresce anche il numero di soggetti individuati dalle forze dell'ordine, segnalati all'autorità giudiziaria e perseguiti per i reati commessi».
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