Omicidio Fanella, ecco come sono stati incastrati i due del commando

Omicidio Fanella, ecco come sono stati incastrati i due del commando
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Mercoledì 10 Settembre 2014, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 18:58

Domenica mattina, quando le automobili della Squadra mobile l’hanno affiancato mentre girava in pantaloncini nel quartiere romano di Prati, non ha potuto far a meno di complimentarsi.

Perché Egidio Giuliani, leader dello spontaneismo armato negli anni ’70 e considerato all’epoca un vero e proprio genio della logistica armata, ha chiuso la carriera con un omicidio, quello di Silvio Fanella, costellato da molti, troppi, errori. Lo sapeva e infatti, dal giorno del sequestro finito male, aveva cercato di far perdere ogni traccia di sé. Non era tornato alla sua casa di Novara né nella cooperativa ”Multidea”, che aveva fondato con un gruppo di ex detenuti, tra i quali un br.

In Piemonte, invece, era rientrato il terzo uomo del commando, Giuseppe Larosa, classe ’61, dipendente della cooperativa creata da Giuliani.

Se l’ex leader è arrivato in città solo al momento del colpo, con l’obiettivo di coordinare il rapimento dell’ex cassiere di Mokbel e fargli rivelare dove fossero i 35 sacchetti di diamanti che gli erano stati affidati dopo la truffa Telecom Sparkle, Larosa era arrivato a Roma il 26 giugno, una settimana prima dell’azione, insieme al giovane Giovanbattista Ceniti, ancora ricoverato.

IL PROVVEDIMENTO

Nel decreto di fermo, firmato dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, si evidenzia che a incastrare Giuliani e Larosa, prima di tutto, sono state le impronte digitali sui fogli intestati alla Guardia di finanza, utilizzati per entrare in casa Fanella simulando un controllo di polizia. Nonostante la lunga esperienza, Giuliani è stato poco attento ai telefoni: per comunicare con i complici avrebbe usato il cellulare di un altro dipendente, ma poi si sarebbe servito della stessa scheda nelle comunicazioni con il padre. Giuliani è stato identificato subito, persino il carabiniere che ha inseguito la Croma in fuga ha impiegato poche ore per ricordare quel volto. La Digos di Novara, poi, non ha avuto dubbi quando le immagini rintracciate su via della Camilluccia hanno scoperto il suo volto. La sua fama gli ha portato sfortuna: «La non particolare qualità delle immagini viene bilanciata - si legge nel decreto - dalla circostanza che il personale della Digos di Novara, ha una lunga esperienza di rapporti e di consuetudine personale con Giuliani».

Le impronte hanno tradito anche Giuseppe Larosa, precedenti penali gravi, tra i quali due sequestri di persona. E le immagini acquisite nelle stazioni di Milano e Roma (dove si aggirava con un pesante borsone assieme a Ceniti) non gli lasciano molto scampo: «All’identificazione si è giunti attraverso la comparazione delle immagini riprese dalle videocamere delle stazioni con una foto del profilo facebook della cooperativa Multidea». Se con gli arresti la Squadra mobile di Renato Cortese è certa di aver individuato il gruppo di fuoco, all’appello mancano i mandati, che hanno deciso di coinvolgere un reduce degli anni ’70 residente da tempo a Novara, e i basisti a cui il gruppo si è appoggiato.

LE INDAGINI

Giusva Fioravanti la definiva «La destra che voleva godersela», come quella di Massimo Carminati e di altri ex neri. I mandanti? Non sembrano essere vicini a Gennaro Mokbel. Mokbel l’ambiente lo conosce bene, ma al suo avvocato, Cesare Placanica dice di non aver mai sentito né il nome di Giuliani né quello di Larosa. E’ con il legale che ieri si è sfogato: «Non li conosco. Ma, se sono davvero i responsabili, sono il peggio che la razza umana possa esprimere».

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