Nuove intercettazioni Berlusconi-Lavitola
Pd: premier chiarisca. Idv: si dimetta

Silvio Berlusconi
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Lunedì 17 Ottobre 2011, 12:28 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 21:27
ROMA - E' polemica dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni del 2009, contenute nell'inchiesta della procura di Pescara sui fondi dell'Avanti, nelle quali Silvio Berlusconi parla al telefono con Valter Lavitola e tra le altre cose dice, nelle frasi riportate da Repubblica: «La situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... il Parlamento non conta un cazzo... siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che si appoggiano a Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, e alla stampa estera».



Sono quattro le telefonate intercettate tra il 14 e il 30 ottobre del 2009 tra Berlusconi e Lavitola, depositate agli atti dell'inchiesta di Pescara. All'indomani della bocciatura da parte della Corte Costituzionale del Lodo Alfano, il 20 ottobre Berlusconi, contattato più volte da un insistente Lavitola che lo sollecitava a fissare un appuntamento al generale della Gdf Emilio Spaziante, inveisce contro i magistrati di Milano e il giornale diretto da Ezio Mauro e sostiene che non ci sarebbero alternative: «O io lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera... Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa».



Il quotidiano pubblica anche stralci di conversazioni tra Lavitola e Marinella, la segretaria del premier che spesso e volentieri risponde infastidita («lasciami vivere», «togli il fiato», dice lei) per ottenere appuntamenti telefonici con il capo, o per organizzare l'arrivo a palazzo Grazioli del generale Spaziante. Il 14 ottobre 2009, giorno in cui il generale delle Fiamme Gialle avrebbe ottenuto un appuntamento a palazzo Grazioli, Lavitola telefona un paio di volte a Marinella raccomandandole di farlo entrare senza che sia visto da altri: «Siccome ci sta un certo Marco Milanese che non deve saperlo assolutamente - afferma l'ex direttore dell'Avanti -vedi se fai in modo che non lo veda proprio nessuno...».



Il Pd: «Le telefonate fra Berlusconi e Lavitola evidenziano uno scenario fuori da qualsiasi regola di democrazia: c'è un cittadino poco raccomandabile (oggi latitante) che, a nome e per conto del premier, si muove senza alcun titolo e con elevata familiarità fra i meandri delle istituzioni pubbliche, intervenendo negli affari di apparati fondamentali e persino cercando di influire sui vertici della Guardia di Finanza - dichiara il vicepresidente dei senatori Luigi Zanda - È ora di dire in modo chiaro e definitivo che l'Italia è governata da un esecutivo che raccatta voti di fiducia, ma poi lascia fare a un sottobosco di faccendieri, consorterie e affaristi che curano le questioni personali di Berlusconi in modo ostile persino, come si evince dall'ultima puntata del caso Lavitola, verso esponenti del governo, a cominciare da Giulio Tremonti. Gli italiani hanno il diritto di sapere in quale modo Berlusconi ha dato seguito alle intenzioni di “fare fuori” il Palazzo di Giustizia di Milano e “assediare” il quotidiano La Repubblica. Cosa pensa il ministro Maroni dell'intera faccenda?».



L'Idv: «Berlusconi parla come un black bloc. Il contenuto delle intercettazioni pubblicate da Repubblica è agghiacciante. È assolutamente sconcertante scoprire che un capo di governo parli al telefono di rivoluzione, di assalti al palazzo di Giustizia e alla sede di un quotidiano. Ci chiediamo cos'altro ancora debba succedere prima che quest'uomo irresponsabile si decida a lasciare il governo per consentire all'Italia di avere un esecutivo in grado di affrontare i problemi e di recuperare la credibilità internazionale perduta», dice Massimo Donadi, presidente del gruppo Idv alla Camera. «Il contenuto delle intercettazioni pubblicato da La Repubblica è gravissimo in quanto il premier pronuncia parole eversive. Siamo in presenza di un comportamento che denunciamo politicamente come una rottura della Costituzione e rimettiamo alla responsabile valutazione degli organi giurisdizionali e di garanzia l'eventuale ricorrenza dell'ipotesi di reato di attentato alla Costituzione», incalza il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.


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