L'omicidio di Noemi, molotov contro la casa del fidanzato killer

L'omicidio di Noemi, molotov contro la casa del fidanzato killer
di Alessia Marani
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Domenica 17 Settembre 2017, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 08:23

Prima le urla disperate del padre di Noemi contro il papà di Lucio, da lui accusato di aver avuto un ruolo nella tragica fine della figlia, poi le tre molotov lanciate l'altra notte contro l'abitazione della famiglia del fidanzato e assassino reo-confesso della sedicenne di Specchia. Dopo l'attentato le misure di sicurezza sono aumentate. Il prefetto di Lecce ha disposto la vigilanza sotto casa della vittima e della famiglia di Lucio, che era in casa quando è stato compiuto l'attentato e ha dato l'allarme. Le bottiglie incendiarie sono finite sul terrazzino dell'appartamento della frazione di Montesardo di Alessano, ma non sono esplose perché non innescate. Nessuna conseguenza, quindi, ma l'attentato intimidatorio prova però come la 'guerrà in atto tra le due famiglie abbia raggiunto livelli altissimi.

Tutto è accaduto alla vigilia della decisione del gip del Tribunale per i minorenni di Lecce che ha convalidato oggi il fermo del diciassettenne per omicidio premeditato aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà e ne ha disposto il trasferimento in una struttura protetta per minori fuori dalla Puglia. Sul luogo dell'attentato i carabinieri hanno recuperato i cocci (per rilevare eventuali impronte) delle tre bottiglie di birra trasformate in molotov, lanciate dal lato dell'abitazione che affaccia su via Santa Barbara. I militari stanno inoltre cercando le immagini degli attentatori nelle riprese degli impianti di sorveglianza della zona. Sulla vicenda è intervenuto durante la messa del mattino il parroco di Specchia, don Antonio De Giorgi. In serata un appello alla comunità è stato lanciato anche dal vescovo, monsignor Vito Angiuli.

«Stiamo vivendo - dice il parroco - giorni terribili. Invito tutti i cittadini e i parrocchiani di Specchia a mantenere la calma ed il controllo delle parole e delle azioni e a non commettere gesti di cui poi potrebbero pentirsi perché non è con la vendetta che si ottiene giustizia per la povera Noemi». «La violenza porta solo altra violenza - aggiunge - in una spirale che alla fine rischia di distruggere anche l'ultimo brandello di umanità». Sull'omicidio di Noemi è al lavoro anche la Procura ordinaria di Lecce che ha indagato il papà del diciassettenne per concorso in sequestro di persona e occultamento di cadavere. Gli investigatori stanno rileggendo le sue dichiarazioni rese a verbale tra la scomparsa della ragazza (il 3 settembre) fino al ritrovamento del cadavere (il 13 settembre). Il 9 settembre l'uomo dice ai militari di aver saputo più volte dal figlio che «Noemi lo incitava ad ammazzare me e mia moglie» (la stessa versione fornita dal 17enne durante la confessione del delitto) e che la sedicenne «stava raccogliendo danaro» da dare ad un giovane di Patù «che, dopo aver comprato una pistola, mi doveva ammazzare».

L'11 settembre il 61enne dice, però, di avere dubbi sulla versione del figlio in relazione alla scomparsa della giovane e ammette per la prima volta: «Ho paura che abbia fatto del male a quella ragazza. Dubbi atroci che ho anche rappresentato all'avvocato».

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