Niente Maturità, meglio Ibiza: Donnarumma sceglie l’autogol

di Maria Latella
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Mercoledì 5 Luglio 2017, 00:05
Non ce l’ho col giovane Donnarumma. Quasi tutti, a 18 anni, farebbero salti di gioia se, all’ultimo momento, ti si offre la possibilità di saltare l’esame di maturità. Diciamo la verità: è il sogno che ognuno di noi, un 10% escluso, abbiamo segretamente alimentato mentre preparavamo le prove scritte e, soprattutto, quelle orali. 

Una malattia improvvisa. Perfino l’imprevista scomparsa di un vicino parente (lo ammetto: il diciottenne non ha limiti di cinismo ed io modestamente all’epoca non li avevo). Ogni cosa poteva illuminare la speranza. A Donnarumma gliel’ha illuminata un maxi ingaggio da quasi sei milioni di euro. Per cinque anni. Fanno trenta milioni di euro. Come stupirsi se, facendo bye bye con la manina agli ancora instupiditi genitori, il giovane enfant prodige del calcio italiano abbia preferito un volo per Ibiza alla prova scritta di italiano?
<HS9>Per questo non ce l’ho con Donnarumma. Ma ce l’ho, e molto, al limite dell’indignazione, con i genitori del medesimo ragazzo. E, in seconda battuta, col procuratore. Il cinico Raiola, lui si fornito di un cinismo che di gran lunga supera quello di qualsiasi pur scafato diciottenne.

<HS9>I genitori del giovane Donnarumma, ora ubriacati da quell’assegno che una società di calcio ha firmato senza minimamente pensare al messaggio trasmesso con quella cifra e con quella firma, i genitori Donnarumma, insomma, non hanno avuto la forza o forse, chissà, neppure l’intenzione di fermare il figlio in partenza per Ibiza.
Cosa volete che sia un esame di maturità di fronte a trenta milioni di euro?
<HS9>Cosa volete che sia un diploma di ragioniere davanti ai soldi? Tanti. Una montagna di soldi che mette al riparo dal futuro almeno due (tre?) generazioni di Donnarumma.

Eppure... Eppure se il giovane Gianluigi fosse mio figlio (ti piacerebbe eh? Già vedo il ghigno sardonico dipingersi sulla faccia di tanti tifosi milanisti. Certo, mi piacerebbe. Lo inseguirei brandendo il programma della maturità), se Gianluigi fosse mio figlio, insomma, io avrei chiarito alcune cosette col procuratore Raiola.
<HS9> Primo: lei cura il lato professionale della vita di mio figlio, ma non le consentiremo di rovinarlo come regolarmente succede alla maggior parte dei calciatori in campo o defunti. Di calciatori cocainomani, distrutti dall’alcol e incapaci di intendere e volere attorno ai 30 anni sono piene le cronache. È possibile che al procuratore Raiola il futuro interessi relativamente. A me, come mamma di Gianluigi, il suo futuro interesserebbe molto. Mi spingo a dire qualcosa di incredibile: mi interesserebbe perfino più dei trenta milioni di euro.

<HS9>Secondo. il mio virtuale figlio Gianluigi Donnarumma di professione fa il portiere. Da che mondo è mondo i portieri sono come i batteristi di una band. Danno il ritmo ma non sono genio e sregolatezza. Buffon non è George Best e neppure Balotelli.

<HS9>Terzo; a quanti, a cominciare forse dal procuratore Raiola che ha messo a disposizione dell’enfant prodige un rombante aereo diretto a Ibiza, a quelli che sminuiranno la questione con la banalità del male, farei presente che i simboli contano. Eccome. La banalità del male tende a minimizzare; che sarà mai una vacanza a Ibiza. L’esame lo darà da privatista. Appunto. La vita del giovane Donnarumma sarà, da adesso in poi, lastricata di regole che si possono trasgredire. Di principi che valgono per altri e non per lui. Se ne accorgerà il mister del Milan, e auguri.
<HS9>Infine. Non sono la mamma di Donnarumma e mi scuso in anticipo per aver fatto ricorso a questo espediente retorico.
Non so cosa stia pensando la signora in queste ore. Ma so quel che pensano le mamme di tanti adolescenti italiani, confusi dietro falsi sogni e role model sbagliati. Ecco, mi dispiace che in un’Italia disperatamente bisognosa di buoni esempi (non di eroi. Di buoni esempi: rivendico con fermezza il sostantivo e l’aggettivo), si corra il rischio di sprecarne uno. Trenta milioni di euro non saranno trenta denari, ma sbaglia chi pensa che anche l’esame di maturità sia qualcosa che si può rinviare. I conti con la normalità, e con la realtà, fanno la differenza tra un campione che dura e uno che, come tanti, dopo una stagione finirà al Real Madrid.
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