Napoli, tangenti e rifiuti: indagati De Luca jr e il candidato di FdI

Napoli, tangenti e rifiuti: indagati De Luca jr e il candidato di FdI
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Venerdì 16 Febbraio 2018, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:14

Un terremoto giudiziario che rischia di avvelenare la campagna elettorale, ieri ha portato gli uomini dello Sco nella sede della Regione Campania e della Sma, società in house che si occupa di bonifiche ambientali, porta la firma dei magistrati della Dda e coinvolge Luciano Passariello, capolista alla Camera di Fratelli d'Italia nel collegio di Secondigliano, ma anche l'assessore salernitano Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo. Anche lui, ieri sera, avrebbe subito una perquisizione. Le accuse parlano di corruzione e finanziamento illecito ai partiti e coinvolgono anche Andrea Basile, considerato dagli inquirenti reggente del clan Cimmino. Per questo, ad alcuni indagati è stata contestata l'aggravante del favoreggiamento alla mafia. Passariello, consigliere regionale, componente in Consiglio delle commissioni Anticamorra e Bonifiche-ecomafie, nonché presidente della commissione di inchiesta che si occupa delle aziende partecipate è stato il primo ad essere perquisito, insieme ad Agostino Chiatto, impiegato della Sma e suo uomo di fiducia. Ma sono almeno una decina i politici coinvolti.

LE PERQUISIZIONI
Nell'elenco c'è il nome di Lorenzo Di Domenico, consigliere delegato di Sma, e le accuse riguarderebbero anche esponenti di Forza Italia. Le indagini sono nate sulla scia dell'inchiesta giornalistica di Fanpage, sito di informazione che aveva utilizzato Nunzio Perrella, boss pentito coinvolto nel ciclo dei rifiuti, per documentare l'attuale livello di corruzione nel settore dei rifiuti. Con microfono nascosto, l'uomo aveva fatto da tramite tra imprenditori locali e politici per accordarsi sullo smaltimento dei rifiuti prodotti in regione. Sebbene la procura sia stata informata di ogni passo, oggi, Francesco Piccinini, direttore della testata, si trova indagato per istigazione alla corruzione.

LE ACCUSE
Il decreto di perquisizione di ieri pomeriggio, spiega che «una cordata di imprenditori facenti capo a Nunzio Perrella, Rosario Esposito» e al milanese Antonio Infantino, «per il tramite di alcuni professionisti e in particolare del Carmine Damiano, abbia stilato un accordo corruttivo con alcuni soggetti intranei alla Sma». L'accordo corruttivo «avente ad oggetto l'affidamento di un appalto inerente al servizio di smaltimento dei fanghi provenienti da cinque diversi depositi di stoccaggio (appalto pubblico gestito dalla suddetta Sma) a fronte della corresponsione in favore dei suddetti soggetti intranei di utilità rappresentate da somme di denaro calcolate in percentuale sulla scorta dei guadagni ottenuti a seguito dell'evocato affidamento». Accordi, insomma, «finalizzati ad acquisire l'influenza sul sistema degli appalti pubblici nel delicato settore di impresa del trasporto e dello smaltimento di rifiuti» e che dovevano diventare operativi proprio in questi giorni, quando avrebbe anche dovuto essere pubblicata l'inchiesta di Fanpage.

DE LUCA
Ma gli scambi sono trasversali e coinvolgono anche amministratori del centrosinistra. Con un incarico «personale», l'assessore di Salerno Roberto De Luca si sarebbe interessato direttamente, «a nome della Regione» dello smaltimento delle ecoballe, eredità della stagione dell'emergenza rifiuti. In Campania ci sono ancora 5,6 milioni di tonnellate di ecoballe che dovrebbero essere smaltite e per le quali le procedure di dismissione procedono molto a rilento. Roberto De Luca, con un meccanismo analogo a quello scoperto per Fratelli d'Italia si sarebbe messo d'accordo per affidare ad un'azienda una parte dello smaltimento con una procedura d'urgenza, senza passare per alcuna gara di appalto e in cambio di un tornaconto economico personale.

L'inchiesta però coinvolge anche altri politici e potrebbe riservare sorprese già nelle prossime ore. La procura di Napoli ha fatto sapere che le perquisizioni erano indifferibili, per il rischio di fuga di notizie, ma Giorgia Meloni difende Passariello: «Se non era una persona degna agirò di conseguenza, ma spero che questa indagine finisca come tutte le indagini di Woodcock, con un nulla di fatto».

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