Ad aprire la porta è stato lo stesso Luca Ciotola, che evidentemente ha creduto che al di là della porta ci fossero dei veri militari. Invece sul pianerottolo c'erano i killer, uno o forse due, impossibile al momento stabilirlo con certezza. Sul posto, subito dopo, sono arrivati i carabinieri della compagnia di Bagnoli diretta dal capitano Nicola Quartarone, con i colleghi del Nucleo operativo della Pastrengo guidato dal colonnello Alfonso Pannone. Ma per il pregiudicato non c'era ormai più niente da fare: colpito da una decina di proiettili esplosi a bruciapelo l'uomo è morto sul colpo. Indagini a tutto campo. Ma il quadro investigativo iniziale appare in salita, e ancora denso di dubbi e interrogativi tutti da sciogliere. ù
Tanti i punti che ancora non quadrano. E per quanto si possa già inserire quest'ultimo omicidio in un ambito riconducibile alla criminalità organizzata, appare molto difficile inserire tutti i tasselli al posto giusto. Procediamo con ordine. Ciotola aveva precedenti per rapina e droga. In alcune informative di polizia e carabinieri viene anche descritto come assuntore di sostanze stupefacenti. Ma nulla lo riposta a contesti camorristici: nel senso che non lo si può considerare un soggetto vicino o affiliato ad alcun clan della zona. Certamente conosceva però soggetti legati al gruppo emergente di Bagnoli, a quel clan Giannelli del quale molto si è parlato in questi mesi. Il che non legittima però a considerarlo una delle tante pedine occulte della cosca che ha scatenato una sanguinosa faida nell'area occidentale di Napoli. I carabinieri si soffermano anche sulle modalità di esecuzione della missione di morte. Il 34enne ha aperto senza problemi le porte a chi ha bussato nella notte a casa sua. Forse a persone che conosceva o forse perché si era fidato del fatto che fossero davvero carabinieri. Ciotola si trovava agli arresti domiciliari da un anno.
Chi poteva volerlo morto? E da qui iniziano a svilupparsi le ipotesi investigative. La prima, che è forse anche quella più realistica, punta a considerare un movente legato a uno sgarro. Quale? Ciotola potrebbe aver contratto un debito - forse legato proprio ad una partita di droga - poi mai onorato. Potrebbe cioè aver violato il codice d'onore che certi ambienti, a cominciare da quelli di Bagnoli o da quelli del Rione Traiano, considerano sacro. La seconda pista, scenario diverso: Ciotola potrebbe essere stato punito con la morte perché avrebbe parlato troppo, e con le persone sbagliate. Pur restandosene agli arresti domiciliari potrebbe aver confidato segreti impronunciabili alle persone sbagliate. Meno solida appare - almeno per gli inquirenti - la pista che porta agli ambienti della camorra dell'area nord di Napoli. E addirittura a quel Walter Mallo arrestato - coincidenza che mette quasi i brividi - proprio l'altra notte nel corso di un blitz dei carabinieri del Vomero. Che centra Ciotola con Mallo? È presto detto. I due erano amici su Facebook.
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