Napoli, il capo della Mobile indagato
per camorra: divieto di dimora in città

Vittorio Pisani (foto Ciro Fusco - Ansa)
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Giovedì 30 Giugno 2011, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 17:35
ROMA - Carabinieri e Guardia di Finanza hanno eseguito questa mattina arresti e sequestri contro il clan Lo Russo di Miano, con la rega della Direzione Distrettuale Antimafia napoletana (titolare il pm Sergio Amato, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico). Le indagini riguardano una ingentissima attività di riciclaggio e di usura ed il reinvestimento di capitali illeciti in catene di ristoranti, pub e bar dislocati prevalentemente sul lungomare napoletano, con filiali a Caserta, Bologna, Genova, Torino e Varese.



L'indagine ha portato a sequestri per oltre 100 milioni di euro, almeno 30 dei quali in contanti, depositati su oltre 150 conti correnti e rapporti finanziari che gli indagati avevano in corso in oltre 80 istituiti di credito. Nella somma rientrano gli 8 milioni di euro sequestrati in contanti il 2 maggio scorso a Mario Potenza, un pluripregiudicato già legato al clan Mazzarella, che svolgeva l'attività di usuraio nella zona di Santa Lucia.



Il capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è indagato per favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante. La notizia è stata confermata dal Procuratore di Napoli Giandomenico Lepore. Pisani avrebbe rivelato all'imprenditore Marco Iorio, legato al gruppo di Potenza, notizie riservate sull'inchiesta in corso, consentendogli di sottrarre beni al sequestro e di depistare le indagini.



Pisani è destinatario della misura di divieto di dimora a Napoli. La responsabilità della squadra mobile è stata affidata temporaneamente al vicecapo Pietro Morelli. «Per noi è come se Vittorio Pisani fosse in ferie - ha detto il questore Luigi Merolla - in attesa della nomina del nuovo capo la guida passa a Morelli». Pisani sarà trasferito a Roma.



Stima e fiducia a Pisani sono satte espresse dal capo della Polizia Antonio Manganelli: «In questo momento - ha proseguito Manganelli - desidero mandare un abbraccio affettuoso alle donne e agli uomini della Squadra Mobile di Napoli che, a prezzo di enormi sacrifici personali e delle loro famiglie e pur in presenza di risorse umane e strutturali non sempre adeguate alle necessità, hanno ottenuto negli ultimi anni, proprio sotto la guida del dottor Pisani, risultati straordinari».



Nominato il nuovo capo della squadra mobile. Andrea Curtale è il nuovo capo della squadra mobile della questura di Napoli. Lo ha designato il Capo della Polizia, Antonio Manganelli. Curtale, attuale dirigente del commissariato di Castellammare di Stabia, in passato era stato numero due della mobile napoletana. Promosso vice questore primo dirigente all'inizio dell'anno, per meriti speciali acquisiti in occasione dell'arresto del boss latitante della camorra, Antonio Iovine, era assegnato al commissariato stabiese. Oggi il questore di Napoli, Luigi Merolla ha firmato il provvedimento relativo al nuovo incarico. Vittorio Pisani è stato trasferito alla Direzione centrale anticrimine, a Roma dove assumerà incarichi investigativi.



I locali sequestrati dalla Dia sono 17, tutti molto noti e frequentati. Tra essi figurano il bar Ballantine e i ristoranti pizzeria Regina Margherita in via Partenope e I re di Napoli, la paninoteca Dog Out in piazza Municipio; il ristorante Villa delle Ninfe a Pozzuoli. «Tutti - scrive il gip - sono nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome, e cioè a soggetti estranei ai gruppi familiari Iorio e Potenza, ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione. Nella realtà - come dimostrato dalle intercettazioni - il potere decisionale rimane sempre saldo nelle mani degli imprenditori indagati. Spesso questi soggetti formalmente investiti della titolarità delle quote, hanno anche mansioni di dipendenti all' interno delle aziende, a volte anche in posizione sovraordinata rispetto al resto del personale



Il ristorante pizzeria Regina Margherita ha tra i propri soci il calciatore Fabio Cannavaro e che gestisce alcuni locali, uno dei quali in via Partenope. Al calciatore, che non è indagato e che avrebbe fatto da prestanome a Iorio, sono state sequestrate alcune quote societarie. Alle indagini hanno dato un contributo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex capoclan dell'omonima organizzazione criminale attiva nel quartiere Miano, che ha riferito, tra l'altro, degli stretti legami di amicizia tra lui e il capo della squadra mobile.



Fabio Cannavaro nelle sue dichiarazioni al pm ha detto di «aver conosciuto Marco Iorio sei o sette anni fa e dopo circa un paio di anni sono entrato in società con lui nel ristorante di Napoli Regina Margherita, acquistando il 10% delle quote della società. In società con Marco Iorio ci sono entrato quale socio della C.M.A. che è la mia società - la cui denominazione riproduce le iniziali dei nomi dei miei tre figli e che un tempo era denominata Cannavaro Immobiliare». Cannavaro ha detto di non conoscere gli altri soci della società di Marco Iorio «se non Martusciello (non meglio specificato, ndr) che però mi pare sia subentrato successivamente». Il calciatore ha precisato di essersi proposto lui stesso a Iorio, dicendogli che era sua intenzione «diversificare gli investimenti».



Nel momento dell'ingresso in società Cannavaro ha affermato di aver conferito «150 mila o 200 mila euro. Non ricordo in che modo ho versato questi soldi - ha detto - credo una parte in contanti, ma non riesco a quantificare. Ho acquistato le quote da un altro socio, un ragazzo il cui nome non ricordo e, comunque, non conosco. Lo incontrai presso il ristorante dopodichè affidai tutto al commercialista Gianni De Vita al quale consegnai anche i soldi ed i titoli da versare al notaio».



Cannavaro, proclama la sua «assoluta estraneità in relazione ai fatti per i quali sono state applicate le odierne misure cautelari di natura personale e reale». Il calciatore attraverso i difensori Luigi Pezzullo e Roberto Guida sottolinea che «a riprova» delle sue affermazioni, «la stessa Procura nel corso delle indagini preliminari si è limitata ad ascoltarmi quale persona informata sui fatti».



Iorio è accusato di essere a capo di un'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori, alle false comunicazioni sociali e alla corruzione di pubblici ufficiali. Avrebbe impiegato nelle sue attività denaro del boss Mario Potenza e dei suoi figli, nonchè due milioni di euro versati da Salvatore Lo Russo. I soldi, secondo gli investigatori, provenivano soprattutto dall' usura. Nel decreto di sequestro, emesso dal gip Maria Vittoria Foschini, sono contenute anche alcune intercettazioni telefoniche che provano l'attività usuraria dei Potenza. Parlando con un imprenditore che non riusciva a saldare un debito, Salvatore Potenza lo minacciava così: «Ti devo levare tutti i denti da bocca... Allora, io non voglio sentire niente. Digli a quel bastardo di tuo figlio che, dove lo vedo lo vedo, lo mando all'ospedale. Dove vedo a tuo figlio, lo devo fare a pezzi».



Nel decreto di sequestro si parla di un giro vorticoso di quote societarie, con cessioni e passaggi di mano, stratagemmi per frodare il fisco e assunzioni fittizie, emerse dalle intercettazioni. Questa la sintesi di una delle telefonate di Iorio con una socia: «Parlando della costituzione di una nuova società, la donna riferisce a Marco Iorio che lo studio vuole conoscere la compagine sociale; inoltre riferisce di aver saputo che tra i soci c'è De Vita, commercialista di Fabio Cannavaro, che è stato fissato un appuntamento dal notaio ma il commercialista sta impiegando troppo tempo, già tre mesi, per ottenere la procura del calciatore da Dubai, dove si è trasferito per giocare nel locale campionato. La procura è relativa alla cessione delle quote del ristorante Coco Loco». Marco Iorio le risponde che il De Vita ha già fatto tutto con l'invio di una e-. La donna dice di aver letto l'e-mail, specificando che essa contiene soltanto la procura per la cointestazione delle quote di Coco Loco ma non vi è nessun pagamento. Inoltre, la donna riferisce che invierà al De Vita una e-mail col prospetto delle somme che ha già versato, dicendogli che per le restanti somme deve effettuare dei bonifici. La donna suggerisce, visti i tempi impiegati da De Vita nel fare una nuova procura, di spostare in futuro la cessione delle quote onde evitare lunghe attese.
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