Mose, il Cencelli delle mazzette, al Pd soldi tramite le coop

Marco Mario Milanese
di Sara Menafra
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Domenica 8 Giugno 2014, 10:11
Il meccanismo dei finanziamenti alla politica, per spingere gli appalti del Mose, includeva diversi livelli. Soldi in bianco e in nero, a destra e a sinistra. A parte, però, c’erano i pagamenti da fare al governo. «Il Cipe va benissimo fino a che non arriva Tremonti. Si interrompe il flusso dei finanziamenti», racconta in un interrogatorio Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani Spa a sua volta capofila del Consorzio Venezia Nuova.



«Il Cipe si ferma. Questa volta non riesce neanche il pellegrinaggio da Gianni Letta (che «non chiese mai nulla» specifica Baita, ndr) di Mazzacurati, anzi, il dottor Letta dice: “Io non riesco a fare niente, anzi ci siamo scontrati in Consiglio dei Ministri col Ministro Tremonti, che è stato anche particolarmente sgradevole, accusandomi di avere qualche interesse personale sul Consorzio”, e dice a Mazzacurati ”Dovete trovare una strada per contattare Tremonti”».



«Mi disse grazie». E’ così che avviene l’incontro tra il datore di tantenti, Mazzacurati, e Marco Milanese. E’ lui a consegnare i 500mila euro, ammette l’ingegnere: «Ho portato la cifra, era una scatoletta. L’ho portata alla sede della Palladio Finanziaria di Milano», dice a verbale. «Quel giorno vedo Milanese alla fine della discussione, era arrivato con un po’ di ritardo e si è inserito nel discorso. Milanese mi dice che si adopererà e che pensa di riuscire». Il pm che lo interroga, chiede quale sia la risposta di Milanese alla consegna dei soldi. «”Grazie” Mi ha sorpreso questa cosa, glielo dico, perché è un po' imbarazzante anche, ma insomma non importa. Lui mi ha detto “grazie”», risponde Mazzacurati.



Le dazioni ai partiti potevano essere più complicate, spiega Baita nei verbali sintetizzati nella richiesta di custodia cautelare firmata dai pm veneziani: «Mazzacurati si rapportava con le quattro realtà principali del Consorzio, ovvero le tre imprese maggiori più il gruppo delle cooperative rosse, che, pur non avendo una quota rilevante, era molto rilevante negli equilibri generali. Quando si doveva parlare di questioni delicate come i fondi neri e il loro utilizzo l’ing. Mazzacurati a due a due contattava tutti questi, quando raggiungeva l’accordo dava il via all’operazione».



Del giro fa parte anche Condotte Spa, per coprire i finanziamenti al centrosinistra: «Condotte fa un’altra operazione consortile che tra virgolette copre con la sua quota il Coveco, cioè le cooperative rosse che hanno il compito di rapportarsi con la sinistra romana e locale». «Cosa vuol dire “copre”? Sia più chiaro», chiedono i magistrati. E Baita spiega: «Il Coveco ha il 5%, non sarebbe in grado di contribuire. Ma se Condotte i suoi lavori li dà da fare al Coveco, è come se Coveco avesse la quota maggiore. Si chiama copertura della quota».



Al Pd i soldi in bianco. In questo meccanismo, rientra l’idea che ad alcuni partiti, in particolare al Pd, i soldi venissero versati sia ”in bianco” sia ”in nero”. Il consigliere del Consorzio Pio Savioli dice a verbale: «Per quello che riguardava il Pd i soldi venivano dati tramite Coveco ed altri in bianco, se mi permette». A figurare nei finanziamenti non è però il Consorzio ma altre società che coprivano così l’origine dei pagamenti. A parte, c’era il finanziamento black, in nero 500mila euro ad esempio al referente locale del partito, Giovanni Marchese.



Nella lista, soldi neri vanno calcolati quelli che Mazzacurati avrebbe dato alla presidente del Consiglio regionale del Veneto, Lia Sartori. Lo conferma lo stesso presidente del consorzio, Giovanni Mazzacurati: «Lia Sartori mi aveva detto che aveva bisogno di fondi. Ho avuto vari incontri, l’ho vista varie volte, però diciamo per queste dazioni di 50 mila euro mi sembra che siano state 4 in quel periodo, dal 2006 al 2012, l’ho incontrata mi sembra 4 volte». Incontri che spesso avvenivano nel Motel Agip di Marghera.
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