Morto in ospedale, rabbia e ispettori. Il padre di Antonio: l'hanno ucciso. Lorenzin invia gli ispettori

Morto in ospedale, rabbia e ispettori. Il padre di Antonio: l'hanno ucciso. Lorenzin invia gli ispettori
di Giuseppe Crimaldi ed Ettore Mautone
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Lunedì 21 Agosto 2017, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 03:37
Indagano la Procura della Repubblica di Napoli ma anche i vertici della Asl Napoli sulla tragica vicenda di Antonio Scafuri, il ventitreenne di Torre del Greco ricoverato in codice rosso al Loreto mare la notte del 16 agosto per un grave politrauma e morto dopo un calvario di 18 ore di cui quattro per il trasferimento in un altro ospedale di Napoli per una inutile Angiotac. Inefficienze e disorganizzazioni saranno inoltre sotto la lente degli ispettori ministeriali che oggi alle 11 saranno al Loreto. La denuncia alla Procura oltre che dai familiari del ragazzo è stata presentata anche dal direttore generale della Asl Mario Forlenza che esprime dolore sgomento e rabbia.

«Le circostanze, se confermate - dice il manager - sono inaccettabili perché non compatibili in una organizzazione sanitaria ospedaliera la cui mission è salvare vite umane. Nell'esprimere partecipazione e condoglianze ai familiari del giovane voglio assicurare che per l'accertamento della responsabilità presenterò personalmente denuncia alla Procura. Inoltre ho avviato un'indagine interna tramite il servizio ispettivo aziendale per accertare eventuali omissioni o mancanze organizzative. Ciò anche ai fini di responsabilità disciplinari. Voglio che sia chiaro ai familiari del giovane e a tutti i cittadini napoletani che è mio interesse primario e di tutti gli operatori della Asl Napoli 1 che sulla vicenda si faccia chiarezza fino in fondo senza guardare in faccia nessuno». La tripla indagine dovrà dunque chiarire perché per un paziente in gravi condizioni per un politrauma come Antonio Scafuro non sono state fatte le poche cose, ma subito e bene, che la letteratura scientifica prevede in questi casi. Oltre alle dinamiche dei ritardi e del palleggiamento di responsabilità sul trasferimento bisognerà capire perché il paziente non è stato condotto al Cardarelli che è centro di riferimento regionale della nascente rete tempo dipendente per il trauma.

GLI INTERROGATIVI
Per quale motivo nessuno è intervenuto chirurgicamente per tentare di individuare l'origine dell'emorragia rimasta occulta dopo due Tac. E perché infine non sia stata gestita prima dell'innesco, la finale emocoagulopatia che è un esito comune nelle fratture. Fare luce è anche l'obiettivo del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha disposto l'invio di una task force per accertare quanto accaduto con esperti dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute. Intanto il dolore incontenibile di chi ha perduto un figlio si misura salendo le scale di un palazzone di sette piani affacciato sul mare.

Al di là dell'uscio ci sono un padre, una madre e un fratello che non riescono a darsi pace. «Evitate. Non insistete. Andatevene», suggerisce un parente messo quasi a sentinella sul pianerottolo al terzo piano per preservare la riservatezza di una famiglia che non ha più niente da dire, oltre quello già denunciato davanti ai taccuini e alle telecamere. La mamma di Antonio, Rosaria, resta impietrita nel suo strazio. Il papà Raffaele non ha più lacrime da versare. Per loro parla il legale di famiglia, l'avvocato Luigi Ascione: «I genitori del ragazzo - spiega - sono stati presi di mira dai mass media da questa mattina. Adesso lasciateli in pace. Parlando davanti alle telecamere di Sky Tg 24 Raffaele Scafuri ha ribadito: «Me lo hanno ucciso. La prima cosa che dovevano fare era la Tac, e non è stata fatta». La vita spezzata all'improvviso. E allora non resta che affidarsi ai ricordi, alle testimonianze di una folla che ininterrottamente viene in questo appartamento al terzo piano di via Litoranea a consolare un lutto inconsolabile. «Antonio - racconta un amico - era un ragazzo speciale. Un pezzo di pane. Generoso, sempre disponibile con tutti». Da un paio d'anni aveva preso la sua strada. Lavorava, si era specializzato da barbiere, e ogni mattina attraversava la strada per percorrere duecento metri raggiungendo il negozio di coiffeur per uomo poco lontano da casa. Era fidanzato Gina, con una ragazza di Torre del Greco: una passione testimoniata da decine di foto che lo immortalavano sulla sua pagina Facebook.