Quel giorno, infatti, abusò di una 13enne sul pianerottolo di un palazzo, mentre l'adolescente tornava a casa. «Voglio essere curato, perché da solo non ce la faccio», ha ribadito stamani al giudice Anna Laura Marchiondelli prima del verdetto, come aveva già fatto davanti al gip dopo l'arresto, l'imputato, difeso dal legale Paolo Tosoni e che di fronte ai genitori della ragazzina, parti civili e presenti in aula, ha provato anche a chiedere «scusa». La sentenza ha confermato l'impianto accusatorio del pm Gianluca Prisco, che aveva ottenuto la confessione, chiesto 9 anni e 4 mesi di reclusione e che subito dopo l'arresto della Squadra mobile aveva aperto un altro fascicolo per verificare se l'uomo fosse l'autore anche di altre violenze rimaste irrisolte. Bianchi era stato condannato in primo grado con rito abbreviato a 14 anni e 8 mesi per violenza sessuale, tentata violenza sessuale, violenza privata, lesioni e atti osceni in luogo pubblico, per un ventina di episodi commessi a Genova, in particolare tra il 2005 e il 2006, anno in cui poi venne arrestato.
La pena era stata ridotta a 12 anni in appello e alla fine, tra indulto e liberazione anticipata, ha scontato 8 anni ed è tornato libero quattro anni fa.
Durante la carcerazione, tra l'altro, aveva seguito un lungo percorso psicoterapeutico e sentiva di «esserne uscito». Il 27 settembre scorso, però, a Milano, dove si era trasferito dopo una parentesi in Portogallo, ha agito ancora da «predatore seriale», di nuovo su una ragazzina che non aveva nemmeno 14 anni, scelta per strada all'uscita da scuola, seguita e costretta, prima che riuscisse ad entrare in casa, a subire abusi sessuali. Poche ore dopo è stato bloccato al termine di indagini serrate. Il suo difensore, l'avvocato Tosoni, dopo la condanna ha chiarito che valuterà se appellare la sentenza, ma che il primo obiettivo, in ogni caso, è quello di fare in modo che Bianchi possa seguire un percorso terapeutico e che venga curato, cosa che non è possibile nel carcere di San Vittore, dove ora è detenuto. Lo sarebbe, invece, come precisato dal difensore, nel carcere di Bollate. Intanto, sul caso è intervenuto Roberto Calderoli, esponente leghista e vicepresidente del Senato: «Appena torneremo al Governo a marzo - ha detto - calendarizzeremo il prima possibile la mia proposta di legge per introdurre la castrazione chimica per i recidivi e la castrazione chimica per i casi connotati da ferocia, per cui questo maniaco potrebbe essere il primo destinatario delle misure deterrenti e punitive».
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