Ma il ministro dell'Interno Angelino Alfano va cauto: «voglio ancora sperare che non si arrivi a questo punto», va dicendo ai suoi più stretti collaboratori alla vigilia dell'incontro, oggi, con il Commissario Ue all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos.
A seguire, vedrà il responsabile del Dipartimento per l'immigrazione Mario Morcone e sentirà telefonicamente il presidente dell'Anci, Piero Fassino, e quello della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. D'altronde, il fronte di questa fatica di Sisifo nella gestione dell'emergenza migranti è duplice: da una parte convincere i partner europei che la ridistribuzione di 24mila migranti rappresenta un primo passo ma è necessario trovare «criteri permanenti e oggettivi» tra i Paesi Ue; dall'altra vincere le resistenze dei governatori di Veneto, Lombardia e ora anche Liguria.
CIRCOLARI E ACCORDI
Di fronte alla minaccia di Maroni di chiudere i rubinetti dei finanziamenti a quei comuni disponibili ad accogliere i migranti, Alfano replica con ironia: «farò come fece Maroni da ministro dell'Interno». Al Viminale hanno rispolverato un vecchio accordo, datato 3 marzo 2011, sottoscritto dall'allora ministro leghista con i responsabili di Regioni, Provincie autonome ed enti locali. Il Governo - si sottolineava allora - «si impegna ad assicurare un criterio di equa e sostenibile attribuzione degli immigrati che risultassero clandestini in tutto il territorio nazionale».
Ecco - è il ragionamento di Alfano - il concetto di una distribuzione «equa» e «sostenibile» era ben chiaro a Maroni quattro anni fa: se la persona è la stessa, come può aver cambiato idea? Quanto alla minaccia di tagliare i fondi ai comuni che al Nord apriranno le porte a migranti e richiedenti asilo, il responsabile del Viminale dubita fortemente che un tale potere ritorsivo abbia un fondamento giuridico. Nel frattempo barconi stipati fino all'inverosimile continuano a salpare dalla Libia e a rendere ancora più urgente la ricerca di posti disponibile. L'ultima circolare diffusa dal Viminale risale a una decina di giorni fa, prima delle elezioni regionali: allora si chiedeva prefetti di cercare con urgenza 7.500 posti. Numero che, inevitabilmente, è andato aumentando e che domani Alfano aggiornerà con il prefetto Morcone. I dati sono allarmanti: solo in maggio i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 21.721 contro i 14.599 nello stesso mese del 2014 e i 1.031 del 2013.
LA DISOMOGENEITÀ
Resta poi un dato di fatto la distribuzione non omogenea che continua a registrarsi tra le diverse Regioni. Su 76.846 migranti (minori esclusi) un terzo è distribuito in sole due regioni: Sicilia e Lazio che ne ospitano rispettivamente il 22% e il 12%. Il dato è aggiornato al 4 giugno. La Lombardia è a quota 9%, il Veneto al 4% e la Liguria al 2%. Requisire le strutture per motivi di ordine pubblico anche senza gli accordi con gli enti locali è una possibilità già presa in considerazione da una circolare di metà aprile, poi rimasta lettera morta per non surriscaldare il clima pre-elettorale. Alfano è convinto che «il fronte del Nord si è spaccato», e lo dimostrano le diverse posizioni del sindaco di Bergamo Giorgio Gori e dei governatori di Friuli e Piemonte, Debora Serracchiani e Sergio Chiamparino. Certo dopo il successo elettorale della Lega e quello di Forza Italia in Liguria sarà comunque difficile vincere le resistenze di chi non vuole proprio saperne di aprire le porte ai migranti.
IL FRONTE EUROPEO
Le trattative a livello europeo, intanto, proseguono con difficoltà. Lo dice chiaramente il premier Renzi in una pausa del G7 a Garmish. Quella dell'Ue è «una proposta insufficiente. Non ci siamo», dice. La diplomazia ha tempo fino al 25 giugno prossimo, quando il Consiglio tra presidenti di Stato e di governo deciderà se approvare o respingere l'Agenda della Commissione sull'immigrazione. Per questo l'incontro tra Alfano e il commissario europeo Avramopoulos avrà come tema la richiesta dell'Italia di aumentare la quota di 24mila migranti e, soprattutto, di rendere permanente il meccanismo della redistribuzione.