Migranti, torture e stupri in Libia: fermo a Lampedusa

Migranti, torture e stupri in Libia: fermo a Lampedusa
2 Minuti di Lettura
Martedì 27 Giugno 2017, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 16:59

È accusato di aver torturato e violentato migranti in attesa di imbarcarsi in Libia un somalo di 23 anni fermato dalla Polizia nell'hotspot di Lampedusa, sospettato di far parte di un'associazione per delinquere armata transnazionale dedita a tratta di persone, sequestri, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Le violenze sarebbero avvenute in una struttura situata in una zona agricola denominata Hudeyfà, in territorio di Cufrà. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Dda della Procura di Palermo. Agli atti dell'inchiesta della Dda della Procura di Palermo le dichiarazioni di alcuni migranti che il fermato colpiva con tubi di gomma e minacciava con armi. «Al mio arrivo - ricorda un testimone - Mohamed il somalo era già nella struttura. Lui picchiava i migranti. Si divertiva ad umiliarci e a farci pesare la sua supremazia. Mi ricordo che una volta lo stesso libico, a cui la struttura appartiene, lo ha ripreso perché ci picchiava così forte da ridurci in fin di vita». L'arrestato, a Lampedusa, avrebbe minacciato le sue vittime al fine di convincerle di non denunciarlo alla Polizia Italiana. Il fermato è stato portato nel carcere di Agrigento. Le indagini erano state avviate dal 27 maggio scorso, giorno dello sbarco del somalo a Lampedusa. Sono state condotte dalla seconda divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, dalla Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti e dalla Squadra Mobile di Agrigento, diretta dal Giovanni Minardi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA