Piano migranti, Alfano: «Tre ogni mille abitanti»

Piano migranti, Alfano: «Tre ogni mille abitanti»
di Marco Ventura
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Venerdì 28 Ottobre 2016, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 12:03

ROMA Altri 160 i morti nel computo sempre approssimativo dei profughi annegati nel Mediterraneo, più di 3.700 da gennaio. In 347 sono sbarcati ieri, illesi, a Brindisi. Oltre 90 su 126 sono morti su un barcone che si è rovesciato a poche miglia dalla costa libica. E all'emergenza umanitaria si aggiunge sia quella interna, dopo le barricate di Gorino e la rivolta dei Comuni che non accettano i profughi, sia internazionale, col botta e risposta tra ministri degli Esteri ungherese («l'Italia viola le regole») e italiano («l'Ungheria non ci dia lezioni»).
Intanto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, fissa la concentrazione di immigrati nelle strutture individuate dai Prefetti. Il numero sarà aumentato rispetto agli attuali 2,5 ogni mille residenti: «La strategia del governo è individuare mediamente una proporzione di 3 per mille. Questo ci darebbe la possibilità di non oberare le comunità locali mettendo un peso insostenibile». Ma questo obiettivo «fattibile» richiede la collaborazione dei sindaci. «Altrimenti ce ne sarà qualcuno chiamato a un sacrificio maggiore. Quelli che hanno assicurato generosità noi li stiamo premiando con molte risorse che potranno spendere per gli italiani». Se invece i sindaci non cooperano, le cose si complicato e i prefetti «sono chiamati a fare delle scelte», conclude Alfano. Le polemiche si spostano poi sul piano europeo, dopo le parole di Renzi che in tv ha ipotizzato il veto al bilancio comunitario (inclusi gli aiuti ai paesi dell'Est che rifiutano di applicare le decisioni sulla redistribuzione dei rifugiati tra tutti i membri dell'Unione).

IL DURO
La parte del duro la fa il capo della diplomazia di Budapest, Péter Szijjarto, che attacca Renzi in quanto «fraintende completamente la situazione». Sarebbe l'Italia a «violare le regole europee sul tema migranti, non già l'Ungheria». Vero è che per mancanza di quorum, gli ungheresi hanno appena bocciato un referendum voluto dal governo sull'accettazione delle quote. «Le risorse europee spettano ai membri dell'Europa centrale avverte Szijjarto in base ai trattati, è l'Italia, non esercitando il controllo sulle proprie frontiere, che non adempie ai propri obblighi Se rispettasse meglio norme e regole comuni, la pressione dell'immigrazione sull'intera Unione sarebbe molto minore». La polemica si allarga poi all'economia. Szijjarto rinfaccia all'Italia di avere «realizzato notevoli profitti» grazie all'apertura dei mercati interni dell'Est. «Renzi sta attaccando i paesi dell'Europa centrale che rispettano le regole comuni di difesa dei confini esterni dello spazio Schengen», mentre l'Italia non fa il suo dovere.

È però uno sgarbo politico-istituzionale che un ministro degli Esteri si rivolga direttamente a un premier, che è di rango più alto, criticandolo. A questa sgrammaticatura diplomatica replica seccamente in un tweet l'omologo italiano di Szijjarto. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: «Con muri e referendum l'Ungheria ha sempre rivendicato di violare le regole europee sulle migrazioni, ora almeno eviti di dare lezioni all'Italia».