Migranti, al collasso i centri d'accoglienza. Accuse dalla Francia

Migranti, al collasso i centri d'accoglienza. Accuse dalla Francia
di Valentina Errante
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Venerdì 14 Ottobre 2016, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 08:16
È il momento più complesso nella gestione dell'emergenza immigrazione dal 2014: la difficoltà di tenere in piedi il sistema, rinviando ancora il pagamento agli enti che gestiscono i centri di accoglienza al collasso, la guerra dei sindaci ai prefetti, le proteste dei residenti che non vogliono i migranti. E ancora le accuse reiterate della Francia all'Italia sulla mancata identificazione dei profughi, il rinvio della riapertura di Schengen. Matteo Renzi propone l'esclusione dei paesi che alzano muri dai finanziamenti europei del 2020, ma L'ue non risponde.

Il fronte interno e quello europeo: è la stagione più ardua dai tempi di Mare nostrum, con gli sbarchi che crescono e troppe questioni sospese. E se il ministro dell'Interno Angelino Alfano ribatte all'omologo francese Bernard Cazeneuve: «Sulla sicurezza non accettiamo lezioni da nessuno», si attendono i tempi di Palazzo Chigi, sperando che, l'ormai certa nomina di Piero Fassino a capo della cabina di regia che gestirà l'immigrazione, sblocchi i pagamenti, alleggerendo la tensione.

Ieri gli sbarchi hanno raggiunto 144.950 unità, il 5 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2015, e 164.921 persone ospitate nei centri di accoglienza, gestiti da enti e associazioni che non ricevono pagamenti da marzo.

CENTRI AL COLASSO
Le strutture sono al collasso: a Conetta di Cona, in provincia di Venezia, nell'ex base missilistica che conta 560 posti, sono ospitate 700 persone, a Bagnoli di Sopra la situazione è anche peggiore, a fronte di una capienza di 200 unità, sono presenti 1000 richiedenti asilo. A Monastir, in provincia di Cagliari, dove due giorni fa un incendio doloso ha tentato di boicottare l'arrivo dei migranti, gli ospiti sono 200, nelle strutture pugliesi il numero dei profughi ha doppiato quello delle disponibilità, mentre nel cara di Mineo, 3000 migranti si stringono in un centro che dovrebbe accoglierne 1.800. La protesta dei residenti è esplosa ieri davanti alla caserma di Abano Terme, destinata ai richiedenti asilo. Intanto, gli oltre 900 milioni di euro, preventivati per pagare vitto, alloggio e assistenza sanitaria alle associazioni che gestiscono le strutture, continuano ad essere bloccati da Palazzo Chigi. La tensione cresce, forse, soltanto la nomina di Fassino, a capo della nuova struttura voluta dal governo, potrà evitare che la situazione precipiti.

L'EUROPA
Sono soltanto 1.318 i richiedenti asilo ricollocati dall'Italia negli stati membri, a fronte dei 39.600 previsti entro settembre 2017, 1030 domande sono in attesa di risposta. E, nonostante il fallimento delle politiche europee, le polemiche non si placano. Ieri il ministro Cazeneuve è tornato a polemizzare: «Non è possibile immaginare che una parte dei migranti che arrivano in Italia non passino per gli hotspot, questo pone rischi per la sicurezza». La replica di Alfano è arrivata in fretta: «Siamo qui a denunciare che i patti non sono stati rispettati. Abbiamo fatto quanto ci era stato chiesto: foto segnalamenti e procedure di identificazione ormai al cento per cento; hot spot; rafforzamento dei controlli lungo le frontiere nord d'Italia; forte accelerazione per l'esame delle richieste di asilo con un incremento straordinario: dall'inizio del 2016 abbiamo esaminato circa 70.000 richieste su 87.000, respinte nel 55 per cento dei casi. Ora è il momento che si mostri solidarietà e concretezza facendo rimpatri e ricollocamenti. È il momento che si metta mano al portafogli e si facciano i compact con i Paesi africani, com'è stato fatto con la Turchia per la rotta balcanica». Intanto però si allontana il ritorno a Schengen. Con l'avvicinarsi del 12 novembre, deadline concessa dal Consiglio europeo ad Austria, Germania, Svezia, Danimarca e Norvegia per i controlli ai confini, quattro capitali hanno dichiarato di puntare al prolungamento. La motivazione su cui fanno leva è che le frontiere esterne dell'Unione non sono ancora in sicurezza. Fonti diplomatiche greche parlano di «alibi», mentre Alfano polemizza: «Se lo fanno per ragionamenti politici, per dare soddisfazione all'opinione pubblica nazionale lo capisco, ma il problema pratico dal loro punto di vista non ci sarebbe». Anche Sergio Mattarella interviene e lamenta che l'Italia continui a sopportare il peso dei flussi del Mediterraneo «praticamente da sola», nonostante gli impegni dall'Ue.