Migranti, si cambia: arrivano i campi Ue per identificazioni ed espulsioni

Migranti, si cambia: arrivano i campi Ue per identificazioni ed espulsioni
di Cristiana Mangani
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Domenica 9 Agosto 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 12:12
Crotone, Bari, Mineo, spariranno, o meglio cambieranno faccia, perché nell'ultimo Consiglio dei ministri di giovedì scorso è stato approvato, in esame definitivo, il decreto legislativo con le nuove norme per l'accoglienza dei migranti che richiedono lo stato di protezione internazionale. È un sistema di regole che vanno a integrare quelle già esistenti e recepisce le direttive europee. Un primo passaggio era stato approvato a maggio. E ora, dopo l'esame di Camera e Senato, è arrivata l'approvazione definitiva.

Il decreto contiene le procedure richieste per la protezione internazionale, e cioè quale debba essere il procedimento da adottare, quali le garanzie per le persone che chiedono asilo, e quale tipo di accoglienza prevedere. Una sistema che l'Italia sta già disegnando e che riguarda le primissime fasi dopo lo sbarco. L'arrivo dai porti sarà, quindi, negli hub, non più piccoli hub diffusi per il Paese, ma veri e propri centri di smistamento dove i migranti dovranno rimanere fino al completamento della procedura per l'accertamento dell'identità. Negli stessi luoghi verrà fatta la domanda d'asilo, lo screening, prima di passare alla fase successiva. È previsto anche l'invio in Italia di commissioni internazionali per il fotosegnalamento degli stranieri, questo perché l'Europa in più occasioni ci ha contestato controlli non troppo accurati.



DIECIMILA POSTI

La seconda accoglienza, invece, viene immaginata dal Viminale nello Sprar, il Servizio centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo. E a questo proposito porta già la firma del ministro dell'Interno un bando (che dovrà ancora andare alla Corte dei conti) per diecimila posti straordinari.

Via, quindi, ai centri Ue che “trasformeranno” quelli già esistenti, come Crotone, Bari, Mineo. Almeno sulla carta, perché ora bisognerà rendere operativo questo sistema e quindi bisognerà aspettare e sperare in una tregua negli sbarchi. Anche perché gli arrivi non si fermano. Ieri 463 persone sono state salvate dalla Guardia Costiera, che si aggiungono agli 800 già salvati e portati a Reggio Calabria a bordo di una nave. Anche se, in base ai dati raccolti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), in Italia si esagera con l'allarmismo sull'immigrazione. Sono circa 60 milioni, ricorda l'Unhcr, le persone in fuga nel mondo, l'86 per cento di queste vive in paesi in via di sviluppo. I rifugiati nel nostro Paese sono 93.700, poco più di uno ogni mille abitanti. A titolo di comparazione, la Germania e la Francia ne accolgono oltre 200.000 ciascuno, il Regno Unito 117.000 e la Svezia 142.000. Nel Regno Unito e in Germania i rifugiati sono circa due ogni mille abitanti, in Francia sono quasi quattro, mentre in Svezia oltre 14. «È vergognoso - ha detto recentemente Laurens Jolles, delegato Unhcr per il Sud Europa - che si diriga consapevolmente la frustrazione dei cittadini, alimentando comportamenti violenti contro rifugiati e richiedenti asilo che nulla hanno a che vedere con situazioni di disagio sociale. È apprezzabile l'impegno continuo delle Prefetture in favore dei rifugiati e auspichiamo che le istituzioni italiane continuino a garantire con responsabilità il diritto alla protezione».



REGIONI E ACCOGLIENZA

Gli ultimi dati del Viminale, aggiornati allo scorso 17 luglio, rilevano una presenza di circa 84.500 stranieri ospitati nel sistema di accoglienza italiano, tra centri governativi, strutture temporanee, posti per i richiedenti asilo (Sprar). La Sicilia è la regione che ne ospita il maggior numero (18%), seguita da Lombardia e Lazio (con l'11 e il 10%), la Valle d'Aosta non ospita nessuno. Secondo l'Organizzazione internazionale, finora sono stati 188mila gli stranieri che hanno affrontato i viaggi della disperazione nel Mediterraneo, e sono stati salvati dal mare, circa 97mila sono arrivati in Italia e 90mila in Grecia.