Meredith sgozzata dopo un'orgia di sesso e droga Ecco come Amanda si è tradita al cellulare

Amanda Knox e il fidanzato Raffele Sollecito
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Mercoledì 7 Novembre 2007, 14:28
di Italo Carmignani e Vanna Ugolini PERUGIA (7 novembre) - «Meredith? No, Meredith non la conoscevo. Ma certo, non meritava di morire così...Amanda? No, di Amanda non ti posso dare il cellullare, andrebbe contro la mia coscienza...sai, è sconvolta ...mi ha detto che adesso non lavorerà più nel mio locale...». Parlava così Patrick Lumumba, 37 anni, gestore di un locale, padre di un bambino, un cognome importante, il giorno prima di essere arrestato dalla polizia con l’accusa di essere uno degli assassini di Meredith Kercher, 23 anni, la ragazza londinese in soggiorno studio a Perugia con il progetto Erasmus morta sgozzata nella sua stanza da letto. Ha provato a dire le stesse cose ieri pomeriggio, quando l’hanno portato in questura. Ma i poliziotti non gli hanno creduto e lui è finito in cella. In un’altra stanza della questura piangeva Amanda Knox, 20 anni, americana coinquilina di Meredith quando il poliziotto che la interrogava l’incalzava: «Sei stata tu a metterle le mani alla gola per tenerla ferma? Sei stata tu?». E anche Raffaele Sollecito, 24 anni, fidanzato di Amanda, bello, intelligente, il traguardo della laurea in Ingegneria a portata di mano, ha provato a dire «no, no io non c’ero nemmeno in quella stanza, in quella casa». Ma quando un poliziotto gli ha buttato sulla scrivania un paio di mutande sporche di sangue - «ti conviene confessare» - la voce è sparita, una lacrima è scesa. Gli assassini di Meredith, lasciata a morire sola, soffocata e sanguinante, sotto un piumone bianco, secondo la polizia di Perugia che ieri ha effettuato i tre fermi, non erano gli invisibili della notte, i cattivi del vicolo, ma quelli della porta accanto, i good boys, i bravi ragazzi e l’amica. I loro nomi erano nell’agenda di Meredith alla voce friends, amici. Da ieri invece hanno sulle spalle quell’accusa di omicidio volontario e di concorso in violenza carnale, anche per la ragazza, il peggio anche solo da ipotizzare. La svolta è arrivata nella notte a quattro giorni dalla scoperta del cadavere dell’inglesina, un corpo dissanguanto gettato sul letto come uno straccio, la maglietta alzata fino al seno, una camera a soqquadro come fosse visitata da un ladro. Potenza di un’intercettazione telefonica: da una parte l’americana Amanda, dall’altra il suo fidanzato Raffaele, caschetto di capelli, bello, intelligente, un papà famoso urologo, che dichiara «mio figlio non c’entra, tra qualche giorno sarà fuori dal carcere». Lei ha uno scatto di nervi, parole che agli investigatori suonano come una confessione. E i due finiscono in questura. Due le stanze, da una parte lei, dall’altra lui. Gli investigatori della polizia domandano, loro rispondono, ma si contraddicono, abbastanza perché il fermo diventi più lungo. Lei crolla, piange. Lui nega, poi arrivano i vestiti insanguinati. Quindi spunta il terzo nome, quello di Patrick Lumumba, congolese, gestore di un locale perugino, trentasette anni. «Lui la voleva», dice Amanda, gettando le ombre più scure di quella notte d’orrore su di lui. Secondo la polizia sarebbe sua la mano sopra il coltello appoggiato prima sulla gola di Meredith e poi affondato fino a squarciare la giugulare durante quell’orgia maledetta, la chiave del delitto, come ha spiegato la Procura attraverso il pubblico ministero Giugliani Mignini. Il rewind, ritorno all’indietro della storia comincia la sera dopo Halloween, primo novembre. Meredith, da due mesi e mezzo a Perugia, un corso all’Università per Stranieri prima, l’Erasmus di Lettere dopo, è a cena della sua più cara amica Sophie. Con loro c’è anche Robin, un amico inglese in visita a Perugia. Un cena serena, tranquilla. Meredith lascia la casa dell’amica attorno alle nove e mezza di sera. Agli amici dice di volere andare a casa. Pochi passi e si trova nella casetta in affitto in cui vive assieme all’americana, un’altra inglese e Filomena, una ragazza di Cosenza praticante di uno studio di avvocato. Da qui in poi la ricostruzione è solo forse, tranne per il cadavere di Meredith ritrovato nel primo pomeriggio e per il fatto, dice la polizia che «la ragazza è una vittima». E le supposizioni investigative ricostruite attraverso l’autospia eseguita da Luca Lalli, le tracce recuperate dalla polizia scientifica vogliono questo, allo stato dei fatti. Nell'abitazione e nella camera di Meredith, gli uomini dell'Ert (squadra recupero tracce) per tre giorni hanno raccolto decine di impronte digitali e numerose tracce biologiche, sicuramente di sangue, ma anche di altre sostanze organiche. Su queste tracce sono in corso gli accertamenti, quelli irripetibili appunto da cui arriverà la verità definitiva. Riparte la ricostruzione. Meredith rientra a casa, poco dopo arrivano i tre. Sono lì per ”divertirsi”, forse speravano che l’appartamento fosse libero, forse cominciano a invitare Mez a divertirsi con loro. L’ambiente si scalda, secondo le risultanze ufficiali all’inizio sono tutti d’accordo. Raffaele, però, dirà che non c’era. Amanda invece ammetterà alcune cose, mentre Lumumba non è stato ancora sentito. Il divertimento diventa orgia, ma qualcosa non funziona. Meredith si sarebbe ribellata, dicono avesse intenzione di chiudere quel capitolo imbarazzante, che non volesse spingersi oltre. Ma probabilmente è tardi. Il terzetto vuole che Mez vada fino in fondo, uno di loro (forse la ragazza, di qui l’accusa di violenza) la tiene ferma mentre un altro la violenta. Sono urla, grida, minacce e spunta il coltello, sostengono ancora gli investigatori, che arriva alla gola dell’inglesina, un metro e sessanta corporatura esile, un volto dolcissimo. Il corpo di Meredith viene lasciato sul materasso in un’ora compresa tra mezzanotte e le 2 e nessuno chiamerà i soccorsi. Anzi, viene simulato il disordine dell’azione di un ladro, i due cellulari dell’inglesina vengono buttati come se fossero frutto di un bottino. Il giorno dopo è ancora più triste. I primi ad arrivare alla casa sono proprio i due, Raffaele e Amanda. Prima si fingono vittime di un furto, poi si stupiscono di vedere il cadavere per la prima volta. La simulazione andrà avanti per altri quattro giorni. Abbastanza per il fermo, ora tocca alle prove. Quelle della scienza.