Marina Ripa di Meana, le ultime volontà: «Nessun funerale, solo la cremazione»

Marina Ripa di Meana, le ultime volontà: «Nessun funerale, solo la cremazione»
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Domenica 7 Gennaio 2018, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 20:56

Ha vissuto tutta la vita sotto le luci della ribalta, ma per la morte, quella morte dolorosa che l'ha stroncata a poche ore dall'inizio dell'anno, Marina Ripa di Meana ha scelto il silenzio. Niente clamore, niente cerimonie. «Lei non vuole funerali, sarà cremata», spiega il figlio adottivo Andrea Cardella. Lui le è stato a fianco, come collaboratore, per molti anni, fino a quando Marina e il marito Carlo non hanno deciso di adottarlo. Negli ultimi istanti di vita, quelli dedicati al saluto degli amici e dei parenti, Marina ha scelto di indossare «un lungo vestito nero di velluto e un cappello con la veletta». «Mi ha chiamato - aggiunge Cardella - ha voluto che stessi accanto a lei sul letto, lì, prima che si addormentasse». Sono stati giorni di grande dolore, di sofferenze atroci che le hanno fatto desiderare di andare in Svizzera per il suicidio assistito, dopo un periodo lunghissimo passato a combattere il cancro.

I RICORDI
«È stata un personaggio di passaggio d'epoca - dice ora di lei Vittorio Sgarbi, con il quale ha avuto un rapporto non facile - Ha rappresentato un caso interessante di femminismo non classico, non antagonista al maschio. Il modo migliore per piegare un uomo è sedurlo e Marina è riuscita a essere femminista sottomettendo i maschi».

Il critico d'arte ricorda, poi, quando lei gli versò addosso la pipì, «piscio d'artista», lo aveva apostrofato. E tutto perché non aveva voluto esporre una sua foto. «Era parte della sua natura provocatoria che non alterava il suo temperamento giocoso e divertente - ricorda ancora Sgarbi - Era una donna voluttuosa e decadente. Poi ci siamo riappacificati. Ci vedevamo tranquillamente e sapevo che stava male. Era bella - sottolinea - Ha rappresentato una fase evoluta della femme fatale. È riuscita a rovesciare le parti uomo-donna in un momento in cui la parità era molto complessa. Adesso le donne che fanno quello che vogliono. Lei è stata uno dei primi casi».

Quante battaglie nella sua vita, sempre borderline tra eccessi, esibizionismo e senso civico. Nella sua vita sempre in movimento, si è occupata anche di realizzare una collezione di pellicce ecologiche, altro impegno sociale.

LE BATTAGLIE
Dagli anni Novanta, infatti, aveva partecipato a svariate campagne contro lo sterminio dei cuccioli delle foche, contro l'uso per moda e vanità delle pelli e delle pellicce, contro le corride, contro gli esperimenti nucleari francesi nell'atollo di Mururoa. Fervente ambientalista, aveva posato completamente nuda contro l'uccisione degli animali da pelliccia. Nella foto che fece scalpore nel 1996 posava con le braccia incrociate e la scritta, all'altezza delle cosce, «l'unica pelliccia che non mi vergogno d'indossare». In quella occasione, Marina la provocatrice aveva detto di sentirsi «come Lady Godiva contessa di Coventry che attraversò quella città nuda, a cavallo, per difendere i sudditi dalle troppe tasse. Io offro la mia immagine nuda per difendere e proteggere tutti gli animali». Le foto del suo nudo integrale apparvero su manifesti di sei metri per tre, a Milano e a Roma. E fu ancora scandalo.

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