Maltempo, il ministro Galletti: «Non è finita, inverno difficile»

Maltempo, il ministro Galletti: «Non è finita, inverno difficile»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 12 Settembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 18:49

LIVORNO - Quando Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, attorno alle 2 del pomeriggio presiede il vertice sul nubifragio di Livorno nella sede della Protezione civile, ha alla sua sinistra il presidente della Toscana, Enrico Rossi, e poco più in là, a destra il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin. Assicura il sostegno del governo anche per le opere infrastrutturali che servono a mettere in sicurezza Livorno, ma in un colloquio in automobile, mentre lascia la città ferita, confida: «Sono molto preoccupato per l’inverno che sta arrivando: i cambiamenti climatici non riguardano solo un’altra parte del pianeta o i nostri figli, riguarda noi, adesso, in Italia. Allora le città devono dare una risposta immediata sul fronte della prevenzione: per questo dico manutenzione, manutenzione, manutenzione».

IL CASO ROMA
Vale anche per Roma: domenica la Capitale si è bloccata a causa delle forti piogge. «Certo, vale in particolare per Roma: deve fare molta attenzione su questo fronte, è la vetrina d’Italia. Io il richiamo alla necessità della manutenzione l’ho fatto ben prima dell’estate, rivolto a tutti, in occasione di un allagamento a Roma. Ma ripeto: parlo a tutti, ma lo dico con ancora più forza a Roma, perché un allagamento a Roma ci porta un danno anche in termini di immagine a livello internazionale. Manutenzione significa fare presto sul fronte degli interventi sulle reti fognarie, della pulizia dei fiumi e dei fossi. Tutto serve. Anche perché quelli che abbiamo sempre considerato eventi straordinari dal punto di vista meteorologico stanno diventando purtroppo normalità».

Una cosa sono le opere di manutenzione, altro sono interventi infrastrutturali di cui l’Italia ha bisogno per non trovarsi ciclicamente a parlare di emergenze, di alluvioni, di dissesto idrogeologico. «Vero, ma le risorse ci sono, bisogna solo spenderle, dico agli enti locali. In tutto ci sono disponibili quasi 2 miliardi di euro, ma tra quando si decide un’opera e quando poi la si realizza passa molto tempo. Sia chiaro: alcune cose sono state fatte, a Genova, ad esempio, a Milano, nella stessa Toscana, o ancora in Romagna. Qui a Livorno siamo pronti a sostenere progetti di messa in sicurezza dei torrenti, a partire dall’idea del presidente Rossi dello “stombamento” del Rio Maggiore: se mi presentano progetti credibili, le risorse le troviamo. Le condizioni per la dichiarazione dello stato di emergenza ci sono e credo che il consiglio dei ministri dirà sì. Vedremo in che termini e con quanti fondi. Noi abbiamo messo per la sola Toscana, 64 milioni di euro contro il dissesto idrogeologico, a fine anno ne arriveranno almeno altri 24. I soldi per intervenire ci sono, bisogna fare le opere che servono. E se i soldi saranno spesi con celerità, sono pronto a dare altre risorse. Ma parlo anche per il resto d’Italia: mettere in campo una grande campagna di opere infrastrutturali contro il dissesto idrogeologico avrà effetti positivi per l’intera economia nazionale, oltre a mettere in sicurezza le città».

Nel vertice, al quale partecipano tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine e della protezione civile, la polemica sull’allerta maltempo che si è limitato ad arancione senza essere rosso (accusa di Nogarin alla Regione) e del Comune che si è mosso tardi (accusa della Regione a Nogarin) resta fuori dalla porta.

IL SISTEMA METEO
Però una riflessione va fatta su come si potrebbe essere più tempestivi nella risposta a questi eventi.

Galletti parla anche di questo: «Non ho elementi per capire se vi siano responsabilità, dico però che il centro meteorologico della Toscana è tra i migliori. Ma secondo me bisogna proprio cambiare il sistema. Mi spiego: così frazionato, regione per regione, con le previsioni che si fermano ai confini, non funziona. Va detto che nel titolo V della Costituzione oggi la meteorologia è di competenza regionale, ma così manca una regia nazionale. Serve un centro meteorologico unico nazionale, anche una regione all’avanguardia avrà sempre un centro meteo ridotto nelle sue potenzialità. Abbiamo anche una opportunità: la venuta a Bologna del nuovo data center centro dati europeo sulle previsioni meteorologiche. Lì intorno si può costruire un centro nazionale all’altezza».

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