Studentessa strangolata a Firenze, ora si indaga tra i piccoli spacciatori

Studentessa strangolata a Firenze, ora si indaga tra i piccoli spacciatori
di Nino Cirillo
4 Minuti di Lettura
Martedì 12 Gennaio 2016, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 09:01

dal nostro inviato

FIRENZE - Ashley s'è giocata la vita, in una notte tiepida di gennaio, nel breve volgere di quattro ponti. Tanti ne corrono sull'Arno dal Montecarla, il locale dove le sue amiche l'hanno lasciata a bere ancora un po', e casa sua, via di Santa Monaca 3, quelle finestre al primo piano che erano fino al giorno della Befana il suo affaccio sul mondo. Quattro ponti , millequattrocento metri di cammino: Ponte della Carraia, Ponte della Santa Trinità, l'universalmente conosciuto Ponte Vecchio e infine il Ponte delle Grazie.

Ecco, con chi è stata, con chi è tornata a casa, di chi si è fidata? Aveva 36 anni Ashley Olsen, ed era una bella ragazza americana, e aveva un fidanzato, Federico Fiorentini, artista affermato, e un padre, Walter, un professore di design che come lei, prima di lei, aveva scelto Firenze per vivere. Ma tutto questo non è bastato: l'ha trovata Federico, alle due del pomeriggio di sabato, dopo tre giorni che non la sentiva, dopo una di quelle loro stupide baruffe, morta e nuda su un divano, proprio lei che «in casa girava sempre vestita». Probabilmente strangolata, da quel che la Polizia ha potuto capire, a mani nude o con una catenina d'oro, questo lo dirà l'autopsia. Il corpo trascinato dal soppalco al piano di sotto, ma solo ora si viene a sapere che forse l'ha fatto Federico, pensando che fosse ancora in vita.

GIOVANE TUTTA SOCIAL
A vegliarla il suo amato beagle, il suo Scout che stranamente nessuno nel palazzo ha sentito abbaiare. E nessuno racconta di aver sentito altro, né grida, né rumori. In una stradina stretta, nella Firenze che una volta era probita, fra vicoli che parlano di altri delitti, perché proprio qui, Oltrarno, negli anni Ottanta almeno cinque prostitute vennero uccise e l'assassino non s'è mai trovato. C'era il mostro di Firenze, non ci si fece gran caso.
Ma Ashley, perché? Bionda e luminosa come le americane dei film, una vita tutta sui social, dove sarà mai andata ad inciampare? Il canovaccio delle indagini è classico: le telecamere, i tabulati telefonici e le amicizie battute a tappeto. Nessun indagato, no -tutti gli alibi di Federico hanno retto agli interrogatori-, ma forse anche per mantenere la briglia sciolta anche a chi si sente già al riparo. E poi un altro classico: il telefonino di Ashley non si trova.

L'AUTOPSIA
Una lunghissima autopsia, cominciata nel pomeriggio e neppure a tarda sera conclusa, ha dato il tempo per alimentare il solito carosello di ovvietà. Ovvio, ad esempio, che Ashely si sia fidata del suo assassino, perché sulla porta di casa non ci sono forzature, è entrato con lei. Come ovvia è l'ipotesi di un «delitto d'impeto» visto che di grida e di litigi non se ne sono sentiti. Meno ovvio è il movente della furia assassina. Bisognerebbe chiederlo a chi ha scritto in inglese su quel muro: «Lui è colpevole, lui la pagherà». Chi è che sa e non parla? La Mobile è andata al Montecarla, un locale di gran moda, ma che una vita tranquilla negli ultimi tempi proprio non l'ha avuta. Chiuso e riaperto, riaperto e chiuso, per droga o per altro, ma ad Ashley piaceva. E quando ormai alle tre del mattino le sue due amiche hanno deciso che la serata era conclusa, lei è voluta restare. Lì è calato il buio, lì è maturato il delitto. Lo sanno beni i piccoli spacciatori del quartiere, diversi telefonini sono stati sequestrati per verificare che non vi siano stati scambi di messaggi proprio con la povera Ashley.

Del suo cellulare sparito, invece, non si hanno più tracce dalle due della notte in poi. E stiamo parlando delle prime ore di venerdì 8 gennaio. Mentre il suo computer si spegne soltanto dodici ore dopo. C'è un senso in tutto questo, c'è la tempistica di chi ha ucciso o soltanto una serie di applicazioni automatiche che hanno banalmente funzionato? Lo stanno valutando gli uomini della Mobile del dottor Profazio, Giacinto Domenico Profazio, lo stesso del delitto di Meredith a Perugia, l'uomo che per primo ascoltò i racconti di Amanda e Raffaele.

Classiche anche le false piste. Non c'è nessun hacker, ad esempio, Ashley scherza su istangram, prende in giro un suo amico. E non è suo neppure il reggiseno trovato sul sellino di una bicicletta. È tremendamente vera, invece, la paura che s'è impadronita della comunità americana a Firenze. Sono ore veramente difficili.