Cyberspie, l'hacker stava cercando un lavoro: «In una banca divento come Falciani»

Cyberspie, l'hacker stava cercando un lavoro: «In una banca divento come Falciani»
di Sara Menafra
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Sabato 14 Gennaio 2017, 08:18
ROMA Negli ultimi tempi, Giulio Occhionero cercava lavoro. E, al telefono con la madre e la sorella, parlava delle proposte che gli erano arrivate da grandi banche internazionali come la sede di Berlino della Ubs o quella di Londra della Deutsche Bank. Incarichi ben pagati, fino a 160mila sterline l'anno, che avrebbero permesso una vita tutto sommato tranquilla all'uomo ora accusato di aver sottoposto a spionaggio informatico politici, massoni, grandi aziende e banche italiane e straniere. Il viatico per quegli incarichi doveva essere la capacità di gestire prodotti informatici sempre più complessi: «Quando tu c'hai in mano il sistema informatico di Ubs o sei uno de quelli non te possono più manda' via perché je se pianta tutto, guarda Falciani» dice, in una telefonata ora agli atti, riferendosi all'ex dipendente della banca svizzera Hsbc autore della prima massiccia fuga di notizia su conti riservati. Gli affari delle banche, del resto, sono anche l'obiettivo principale delle incursioni informatiche che Occhionero sarebbe riuscito a mettere a segno: sessanta sono le banche che hanno almeno una mail o un computer hackerato e nell'elenco c'è Bank of America, oltre a banca di Roma, Unicredit e Allianz.

LA LETTERA AL PAPA
Gli atti dicono anche che Occhionero era preoccupato per il destino economico soprattutto della sorella Francesca Maria, in carcere per gli stessi reati ma che al gip dice di non sapere molto degli affari del fratello. Per darle una mano lui e la madre sarebbero riusciti a far arrivare una lettera di raccomandazioni persino a Papa Francesco. «Ma quella della lettera al Papa? E' sparita? Bisogna cercare di sistemare anche Francesca, ti ricordi che lei c'ha addirittura messo fretta? Sono passati sei mesi», dice Occhionero al telefono ad agosto scorso. E la madre, la sociologa Marisa Ferrari, riferendosi ad una collega: «Giulio io sono andata a trovarla le ho portato pure il regalo, con la speranza, ho detto senti un po' e lei sì sì è stata consegnata. Comunque è importante pure quello....Se l'ha letta il Papa perlomeno sa chi...».

GLI ELENCHI MASSONICI
Anche le notizie sulla massoneria sono tra i pensieri costanti di Giulio Occhionero, che sembra essere preoccupato dal fatto che presto possano essere pubblicate altre liste dei membri. E' lui a dire alla sorella, sempre ad agosto, che «la Bindi pubblicherà gli elenchi della loggia sui giornali poiché la commissione parlamentare ha chiesto l'acquisizione degli elenchi a seguito della storia della Calabria e la Bindi secondo lui sembrerebbe intenzionata a passarli ai giornali».
IL CONSOLE ARGENTINO
L'elenco dei profili che sarebbero stati intercettati è lungo. Quello completo mostra una particolare attenzione per la Farnesina. Tra i funzionari che avrebbero ricevuto il malware di Occhionero, capace di leggere ogni atto all'interno del pc, anche quello dell'ambasciatore ed ex ministro, Giulio Terzi. Con il console italiano in Argentina Marco Matacotta Cordella, sembra scambiare delle mail private (tanto che quest'ultimo scrive da gmail) oltre a spiarlo.

L'AFFARE DA 300 MILIONI
L'inchiesta del pm Eugenio Albamonte intanto prosegue e molto, sull'effettivo giro d'affari di Occhionero, diranno gli accertamenti patrimoniali. E' certo che l'ingegnere appassionato di spionaggio informatico a volte sembra giocare grosso: «Se trattano per una cosa grossa uno va lì alla stessa dove sta lui e dice io c'ho sta carta, allora ve diamo la concessione dell'area di porto per 30 anni - dice alla sorella - Non è che stiamo a parla' dell'ultimo buffone... da quelli di Parmalt se so fatti da 300 milioni solo per non fargli causa...». Lunedì, gli avvocati dei due indagati, Roberto Bottacchiari e Stefano Perretta presenteranno istanza al Riesame per chiedere la scarcerazione.