Kissinger: «Profughi, si muova la Ue
nessuno deve lasciare sola l’Italia»

Kissinger: «Profughi, si muova la Ue nessuno deve lasciare sola l’Italia»
di Flaminia Bussotti
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Mercoledì 17 Giugno 2015, 23:52 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 08:10
Dall’emergenza migranti alla guerra in Ucraina, passando per la crisi libica e i rapporti, diventati improvvisamente tesi, tra il presidente Obama e Putin. L’analisi della situazione mondiale che fa Henry Kissinger, 93 anni appena compiuti, è lucida. A Berlino per premiare Giorgio Napolitano, il premio Nobel ed ex segretario di Stato americano con Nixon e Ford, parla subito di Italia: «La crisi dei rifugiati non dovrebbe essere la crisi di un solo paese - spiega - ma dell’Europa nel suo insieme. E lo sforzo dovrebbe essere comune nel tentativo di risolverla e prevenire questa tragedia umana».

L’Italia sta affrontando una gravissima crisi dei profughi e si sente abbandonata, chiede appoggio dall’Europa ma finora con scarsi risultati. Cosa dovrebbe fare l’Italia per governare la crisi e, più in generale, vede un ruolo più importante dell‘Italia in Europa e nel mondo?

«La crisi dei rifugiati non dovrebbe essere la crisi di un solo paese ma dell’Europa nel suo insieme. E lo sforzo dovrebbe essere comune nel tentativo di risolverla e prevenire questa tragedia umana. Il ruolo dell’Italia è sempre stato un ruolo di spicco sotto il profilo umano e umanitario. Per quanto riguarda poi i sentimenti con l’America sono sempre stati storicamente forti e sentiti».


La Libia è nel caos, l’occidente ha commesso degli errori e la situazione sembra fuori controllo. Qual è secondo lei la via di uscita?

«In Libia dobbiamo fare molta attenzione alla situazione perché è così precaria che si rischia di fare ancora più danni. L’obbiettivo deve essere quello di arrivare a una amministrazione centrale che la comunità internazionale sia anche pronta a riconoscere».

La crisi in Ucraina si aggrava e l’accordo di Minsk non e’ ancora messo in atto. Pensa ci sia il rischio di una escalation militare?

«Penso che il rischio di questo scenario sia reale ma è meglio avere cautela a sbilanciarsi, non voglio pronunciarmi per il rischio di gettare olio al fuoco. È necessaria una politica dei piccoli passi per non complicare ancora di più le cose. Sarebbe un errore fatale tirare l’Ucraina da una parte e dall’altra, considerarla come un avamposto dei rispettivi schieramenti. Il ruolo dell’Ucraina deve essere invece quello di ponte fra Europa e Russia».

L’amministrazione Obama ha adottato una politica più dura con Mosca, dalle sanzioni all’intenzione di inviare truppe nell’Europa dell’est. È giusto isolare Putin o sarebbe meglio averlo come partner nella ricerca di una soluzione in Ucraina o altre priorità di sicurezza come la lotta al terrorismo e la stabilizzazione della Libia?

«È giusto procedere come fra partner, questo è il compito della diplomazia, ma la Russia è una delle parti in causa e deve rispettare gli accordi. Penso che il dialogo fra Stati Uniti e Russia sia importante per l’equilibrio del mondo. Questo dialogo va esteso e Russia e Stati Uniti devono evitare una politica di confronto ostile».

Gli sforzi internazionali per arrivare a un accordo con l’Iran sul nucleare sembrano fare progressi. Crede che Teheran sia sincera o stia semplicemente simulando come ha fatto per anni in passato?

«Penso che Teheran sia sincera, che cerchi davvero un accordo, nel suo interesse. E i paesi occidentali hanno bisogno della cooperazione della Russia per la lotta internazionale al terrorismo, nelle crisi regionali, la proliferazioni di armi di distruzione di massa, e la sicurezza alimentare».

Quanto e’ grande il rischio che la Grecia esca dall’euro e quali sarebbero le conseguenze?

«La Grecia è sempre stata e sempre sarà parte dell’Europa. Per questo credo che dovrebbe rimanere nell’Unione europea, ma i termini degli obblighi da lei sottoscritti negli accordi internazionali devono essere rispettati. Quale che sia il risultato spero che l’interesse degli europei a una Europa unita e dinamica continuerà. La Grecia rappresenta una vera sfida per l'Europa, l'importanza della costruzione europea è sempre stata cruciale per noi, per questo spero che, in ogni caso, l'Europa mantenga la sua struttura».

Che ruolo ha avuto Napolitano e quale legame la lega a lui?

«Napolitano era un dirigente del Pc quando io ero nell’incarico (segretario di stato Usa, ndr) e per questo lo consideravamo un avversario ma negli anni si è sviluppato un rapporto forte fra lui e me. È un uomo di grande cultura, di grande umanità e sempre attento alle relazioni transatlantiche. Ha avuto un ruolo straordinario sia all’interno delle relazioni atlantiche sia fuori, all’interno dell’Italia per tenere salda la partnership. Questo premio (il Premio Kissinger conferitogli ieri sera a Berlino, ndr) è proprio diretto a premiare le relazioni fra l’America e l’Europa. E Napolitano è il primo italiano a riceverlo».

La Germania ambisce ad avere un ruolo più importante nel mondo, come si può vedere dalla sua partecipazione ai negoziati sull’Ucraina o l’Iran. Pensa che dovrebbe, come lei spera, ottenere un seggio nel Consiglio di Sicurezza Onu?

«La questione della Germania nel Consiglio di Sicurezza va considerata nel quadro della riforma delle Nazioni Unite, assieme al Giappone e al Brasile, e non come una questione separata. In tale prospettiva sarei sì favorevole a un seggio tedesco».

Oggi che sono passati tanti anni dalla sua storica frase, che numero di telefono fa quando vuole chiamare l’Europa?

«Il numero di telefono lo posso pure trovare, ma non trovo risposta».
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