Ancona, lascia il fidanzato, lui tenta di strangolarla e fugge. L'ultimo messaggio: «Ti uccido, prendi la scorta»

Ancona, lascia il fidanzato, lui tenta di strangolarla e fugge. L'ultimo messaggio: «Ti uccido, prendi la scorta»
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Sabato 25 Novembre 2017, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 13:33
Prima le avrebbe stretto le mani attorno al collo, facendole cadere gli occhiali da vista per distruggerli con una pedata. Poi, sarebbe partito dal suo cellulare un messaggio con una serie di minacce rivolte alla ex che lo aveva appena scaricato: «Se ti vedo per strada sei morta. Ti uccido, ti conviene prendere la scorta». All’epoca dei fatti, nel 2013, un 24enne jesino aveva cercato di rimediare al raptus di follia raggiungendo l’ex fidanzata, 22 anni, al Commissariato di Jesi dove stava esponendo agli agenti quanto successo poco prima in casa sua. «Ti chiedo scusa» le aveva detto davanti ai poliziotti. Il gesto non è bastato.

La querela nei suoi confronti è stata sporta ugualmente e l’ha portato dritto in un’aula di tribunale con l’accusa di minacce gravi. Il dibattimento è entrato nel vivo giovedì, quando davanti al giudice Francesca De Palma, la 22enne – che non si è costituita parte civile – è salita sul banco dei testimoni per raccontare l’episodio accaduto il 19 gennaio 2013. Lei aveva lasciato il ragazzo da appena un mese. Quel giorno stava a casa, chiacchierando tranquillamente con degli amici. «Uno della mia comitiva si è diretto verso la porta perché doveva uscire. Appena l’ha aperta s’è trovato davanti il mio ex che come una furia è entrato. Mi ha insultato pesantemente e poi mi ha stretto le mani attorno al collo. Gli occhiali che portavo sono caduti a terra. Lui li ha spaccati con un pedata violenta. Poi, se ne è andato».

La chiamata al 113 è stata istantanea. «Nel frattempo che la polizia intervenisse nel mio appartamento, mi è arrivato un sms sul cellulare: “Ti uccido, prenditi la scorta”. Per chiedermi scusa, il mio ex mi ha raggiunto al Commissariato, dicendomi che mi avrebbe anche ripagato gli occhiali. Alla fine, mi ha dato solo 50 euro». L’episodio ha avuto non pochi strascichi. «Per un mese – ha detto la vittima – non sono uscita di casa perché avevo paura. Prima di quel giorno, c’erano state delle avvisaglie, ma non avevo mai denunciato prima». Con la vittima, ha esposto i fatti un altro testimone dell’accusa. La sentenza arriverà l’8 marzo.
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