«Nel mar Mediterraneo le concentrazioni di microplastiche hanno lo stesso livello di quelle dei grandi vortici oceanici - ha spiegato Maria Cristina Fossi, docente di Ecologia ed Ecotossicologia dell'Università di Siena -. È un tema prioritario perché è una delle aree più impattate al mondo, infatti si tratta di un mare chiuso». Le microplastiche impattano sulla biodiversità marina «può essere ingerita perché i pesci la scambiano per alimento, ne possono rimanere intrappolati. Le microplastiche hanno caratteristiche fisiche per cui assorbono gli inquinanti sulla superficie del mare e rilasciano additivi plastici, danneggiano fisicamente il tessuto con cui vengono in contatto e trasportano agenti patogeni. Impattano dal plancton ai grandi organismi marini come le balene».
La scienza sta valutando attraverso ricerche se le plastiche possono danneggiare anche i tessuti e quindi di conseguenza l'uomo che si nutre anche di pesce. «È necessario creare una serie di azioni di mitigazione mirate - ha concluso -.
Che vanno dalla riduzione dell'utilizzo di plastica, alla attività di riuso e recupero del materiale, all'economia circolare. Le nuove generazioni dovranno gestire questa situazione».
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